Secondo una ricerca di UniSalute l’inflazione ha eroso in maniera significativa i risparmi e il potere di acquisto delle persone, per questo motivo tanti hanno cercato di tutelarsi tagliando il superfluo, il 49%, degli intervistati, afferma che le proprie scelte di vita sono fortemente influenzate dall’aumento dei prezzi e dal caro bollette, il 28% di aver ridotto le spese sanitarie e il 54% dichiara di non aver svolto alcun esame di prevenzione e screening negli ultimi 12 mesi.

di Redazione —

La risposta alla domanda del titolo potrebbe arrivare dall’indagine di UniSalute, che ha intervistato gli italiani su questo argomento, all’interno dell’Osservatorio Sanità, svolta in collaborazione con Nomisma, rivelando come il caro-vita produca un forte impatto sulle scelte di acquisto e di consumo dei cittadini, tanto che, nell’ultimo anno l’inflazione ha eroso in maniera significativa i risparmi e il potere di acquisto delle persone, per questo motivo tanti hanno cercato di tutelarsi tagliando il superfluo o adottando buone abitudini antispreco. Il rischio è che anche spese importanti, come quelle sanitarie, subiscano l’impatto negativo del caro prezzi, come spiga UniSalute, sottolineando: «La ricerca conferma, innanzitutto, come l’inflazione si stia facendo sentire nella quotidianità delle persone: circa la metà (49%) afferma che le proprie scelte di vita sono fortemente influenzate dall’aumento dei prezzi e dal caro bollette e il 40% dice di essere condizionato dalla situazione economica familiare. Di conseguenza, più di otto italiani su dieci (81%) hanno modificato le abitudini di spesa, tagliando prevalentemente i consumi fuori casa come bar e ristoranti (75% di chi ha cambiato le abitudini di spesa), ma anche i viaggi e le vacanze (63%) e in misura minore gli acquisti relativi all’abbigliamento (47%).».

Per quanto riguarda la salute, l’impatto del caro vita si manifesta in misura inferiore: dice di aver ridotto le spese sanitarie il 28% del campione intervistato, con una maggior incidenza sulle donne (32%) rispetto agli uomini (24%). La maggioranza (72%) degli intervistati, comunque, o non intende modificare questa voce di spesa (57%), o ha intenzione addirittura di aumentarla (15%).
Sulla diffusione della cultura della prevenzione, però, c’è ancora tanto da fare, secondo quanto emerso dall’indagine di UniSalute, che ha chiesto agli intervistati se fossero più attenti al proprio benessere oggi rispetto a cinque anni fa: per quanto riguarda il benessere fisico, ha risposto di sì il 37% degli intervistati, mentre, in merito al benessere psicologico, si dichiara più attento il 34%, con un picco del 40% nella fascia 18-29 anni. In particolare due su tre (66%) indicano proprio l’aver capito l’importanza di controllare in maniera continuativa il proprio stato di salute. Purtroppo, però, non sempre ai buoni propositi seguono i fatti, secondo l’analisi di UniSalute, nel campione interrogato per la ricerca, ben il 54% dichiara di non aver svolto alcun esame di prevenzione e screening negli ultimi 12 mesi, con la motivazione prevalente (68%) di non aver avuto particolari problemi di salute.

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