Presentato dall’Organizzazione “Azione contro la fame” un report sullo stato della povertà in Italia e l’insicurezza alimentare che ne deriva, in cui si racconta, tra l’altro, l’approccio adottato per contrastarla tramite il progetto pilota partito da Milano “Mai più Fame: dall’emergenza all’autonomia” e di come a soffrire di più la fame siano le donne.

di Piero Mastroiorio —

La crisi economica, aggravata dalla pandemia Covid-19, e la conseguente riduzione del reddito ha generato, in molti nuclei familiari, una condizione di insicurezza alimentare, riducendo le possibilità di accesso ad una alimentazione sana e adeguata, tanto che la povertà, da anni, è un trend crescente e secondo l’ISTAT, l’Istituto di statistica nazionale, sono ora 5.600.000 le persone che in Italia vivono una condizione di povertà assoluta, pari al 7,5% della popolazione.

Questo è il dato da cui parte l’Organizzazione Azione contro la fame, che ha presentato, lo scorso 10 maggio 2022, un report sullo stato della povertà in Italia e l’insicurezza alimentare che ne deriva, in cui si parla, anche, dell’approccio adottato per contrastarla tramite il progetto pilota partito da Milano “Mai più Fame: dall’emergenza all’autonomia”.
Il progetto è costituito da tre elementi integrati: sostegno alla spesa per l’acquisto di cibo e beni di prima necessità, educazione alimentare per indirizzare i beneficiari verso una dieta sana e bilanciata che favorisca la salute e il benessere del nucleo familiare ed il percorso di formazione ed accompagnamento all’inserimento lavorativo, finalizzato allo sviluppo delle competenze personali, sociali e professionali.
Il profilo dei beneficiari dell’intervento dell’Organizzazione mostra come chi soffre la fame, confermando molte evidenze, siano donne. L’80% delle persone che hanno richiesto di aderire al programma, dimostrando ancora una volta la correlazione esistente, anche a livello globale, tra condizione femminile e insicurezza alimentare, con un’età è compresa tra i 30 e i 60 anni e più della metà che dichiara di essere divorziata, separata o single, mentre, il restante 44% è coniugata o convivente.
Nel 90% dei casi si tratta di famiglie con uno o più figli a carico e in buona parte di contesti monoparentali, confermando anche qui le evidenze del Report Povertà 2020 dell’ISTAT, all’interno del quale la presenza di figli minorenni è legata fortemente all’indice di povertà nelle famiglie.

«La conseguenza della povertà è l’insicurezza alimentare e la difficoltà ad accedere ad una dieta sana diversificata, misurabile anche con l’indice HDDS, Household Dietary Diversity Score, che analizza il numero di “gruppi alimentari” consumati nelle ultime ventiquattro ore: il relativo punteggio, che va da 0 a 12, è risultato pari a 7,69 tra i partecipanti al programma, con la presenza dei dolci tra i cibi più consumati, mentre, il pesce, ricco di micronutrienti, è consumato molto meno», spiega l’Organizzazione Azione contro la Fame.
Secondo quanto emerso dall’analisi dell’Organizzazione, nelle situazioni di crisi le reti di sostegno pubbliche e private giocano un ruolo fondamentale per proteggere lo stato nutrizionale e la salute delle famiglie più vulnerabili: due delle principali modalità di aiuto sono la distribuzione di alimenti e il sostegno economico, come osserva l’Organizzazione: «La distribuzione di alimenti, in particolare, ha consentito di aiutare centinaia di migliaia di persone toccate da una traiettoria sociale discendente, ma è esposta ai vincoli della catena logistica e, quindi, al rischio di focalizzarsi sui cibi secchi e non deperibili. Il sostegno economico è più flessibile e consente l’acquisto in autonomia da parte del beneficiario, che può così accedere ai cibi freschi e arricchire quindi la qualità della dieta.».
Infine, l’Organizzazione richiama l’attenzione, anche, sul ruolo dell’educazione alimentare e sulla necessità di ricreare le condizioni per la generazione del reddito e dell’autosufficienza. Infatti, nella maggioranza dei casi, le persone che si rivolgono alle reti di assistenza sociale cercano essenzialmente un lavoro ed è in mancanza di questo, chiedono cibo.

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