Gli ultimi dati mostrano come in Italia le donne continuino ad avere difficoltà nell’entrare nel mondo del lavoro e la colpa non è dovuta agli ultimi accadimenti, ma proviene da molto lontano.

di Redazione —

Quando si parla di lavoro l’Italia è molto spesso in fondo alle classifiche europee. Il tasso di disoccupazione a fine 2021 era al 9%, un numero non proprio confortante. Numeri che diventano preoccupanti se si va ad analizzare la percentuale di donne che lavorano e che purtroppo sono ancora poche. Stando all’ultimo report di DBRS Morningstar lo scorso anno la percentuale di donne occupate nel nostro paese si è fermata al 56,5%. Un dato bassissimo che porta l’Italia all’ultimo posto in Europa come livello di partecipazione delle donne alla forza lavoro. Il triste primato non è dovuto purtroppo alla crisi portata dal covid-19, visto che è così dal 2014 e storicamente la percentuale di donne occupate nel nostro paese è sempre stata sotto al 60%. Roba che farebbe rabbrividire gli abitanti di Svezia o Paesi Bassi dove la percentuale è addirittura all’80%.

Numeri che purtroppo vengono confermati anche dall’analisi di AppLavoro.it. I dati dell’ultimo semestre mostrano come tra gli iscritti al portale ben il 65,55% sono di sesso femminile. Dimostrazione di come in Italia le donne facciano ancora molta fatica ad inserirsi nel mondo del lavoro. 
«L’ultimo posto in Europa certamente non fa onore al nostro paese. Ci auguriamo che siano subito messe in atto delle politiche concrete per annullare lo svantaggio a carico delle donne, e raggiungere al più presto una parità di genere, indice di civiltà e sviluppo», ha dichiarato Marco Contemi, imprenditore e fondatore dell’innovativo portale AppLavoto.it che punta sulla meritocrazia.

Il dato è emblematico se si analizza chi dichiara di essere disoccupata e chi invece è occupata ma si guarda intorno alla ricerca di qualche opportunità migliore. Quasi il 75% delle donne ha dichiarato di non avere alcun impiego al momento dell’iscrizione al portale. Queste sono concentrate maggiormente nella fascia 35-54 anni che sono quasi il 60% del totale. Territorialmente le città dove è presente la più alta percentuale di donne in cerca di lavoro sono le grosse metropoli come Roma, Torino, Milano e Napoli che occupano in ordine le prime 4 posizioni. C’è da dire però che solo il 14% dichiara di avere una laurea. Sono ancora troppe le donne che rinunciano al proprio percorso di studi e ad una prospettiva di carriera. Frutto di obsoleti stili di vita purtroppo ancora molto radicati in alcuni territori dove prevale la figura della donna casalinga e mamma in primis. Infatti come mansioni ricercate la maggior parte punta a lavori da impiegata o commessa che non richiedono titoli di studio specifici.

Il problema è molto complesso e proviene da lontano. Accanto a queste convinzioni radicate troviamo anche una classe politica poco presente che da anni fa poco per incentivare l’ingresso delle donne nel mondo del lavoro. Questo rappresenta anche un limite allo sviluppo economico del nostro paese che avrà bisogno nei prossimi anni anche dell’importante contributo femminile. Le stime sono positive e parlano di un incremento dello 0,5% dell’occupazione delle donne nei prossimi anni, tuttavia questo risultato dipenderà dal successo del PNRR e dalla decisione delle donne di entrare in un mercato del lavoro dove purtroppo vige ancora un gap anche salariale importante che spesso le demotiva. La classe politica deve capire che le donne sono una priorità per il rilancio del nostro paese e vanno messe in primo piano.

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