Sulle sponde dei fiumi d’Italia si conta una media di 589 rifiuti ogni cento metri lineari, soprattutto residui in plastica, tra cui i più ritrovati sono salviette umidificanti, frammenti di plastica, polistirolo, mozziconi di sigaretta, ma è la presenza di microplastiche a farla da padrone, tanto che nel Tevere è di 1,14 microparticelle/m3  e, se si considera la portata media del fiume, si può solo immaginare la quantità di microparticelle che arrivano fino al mare.

di Redazione —

A denunciare la presenza di microplastiche nei fiumi e rifiuti abbandonati è Legambiente che, attraverso il primo monitoraggio nazionale delle microplastiche e rifiuti nei fiumi, nell’ambito del progetto Zero plastica in mare realizzato in collaborazione con BNL Gruppo BNP Paribas ed ENEA, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile, ha controllato le sponde rispettivamente di quattro e sette fiumi, per un totale di 11 corsi d’acqua monitorati. Osservati speciali per la presenza di microplastiche sono stati il Volturno, in Campania, il Tevere nel tratto laziale, il Lambro in Lombardia e l’Isonzo in Friuli-Venezia Giulia.

«Il Tevere è quello che presenta una densità di microparticelle maggiore, pari a 1,14 microparticelle/m3.. Lambro e Volturno registrano rispettivamente una densità pari a 0,51 e 0,56 microparticelle/m3, mentre l’Isonzo (SO) risulta quello meno concentrato, 0,02 microparticelle/m3. I numeri delle concentrazioni medie possono sembrare esigui, ma se si considera la portata media dei fiumi oggetto della campagna si può immaginare la quantità di microplastiche che vengono trasportate fino a mare, laghi o altri fiumi: nel Tevere ogni secondo passano in media 230 m3, per l’Isonzo la portata è di 172 m3/s, per il Volturno arriviamo a 82 m3/s mentre per il Lambro la portata media ammonta a 5,8 m3/s», spigano i ricercatori di Legambiete.
Oltre alle microplastiche nei fiumi, preoccupa lo stato di salute di altri sette corsi d’acqua monitorati da Legambiente: Picentino (in Campania), Po e Panaro (in Emilia Romagna), Noncello e Tagliamento (in Friuli Venezia Giulia), Tevere (sponda laziale e umbra) ed Esino (nelle Marche). Dove, su un’area campionata totale di circa 27.600 mq sono stati trovati 5892 rifiuti, con una media di 589 rifiuti ogni 100 metri lineari. Con la plastica che si conferma, con il 76%, il materiale più trovato seguita, a lunga distanza, da vetro/ceramica (6%), metallo (6%), carta/cartone (5,8%), tessili (3,8%), gomma (1,1%). Il restante 1,1% è costituito da legno trattato, materiale COVID, oggetti in materiali misti, prodotti chimici/sintetici, bioplastiche, rifiuti da cibo.
Per quanto riguarda i materiali più trovati: le salviettine umidificate in TNT (17%), frammenti di plastica (14%), seguiti da quelli in polistirolo (10%), da mozziconi di sigarette (9%) , nonché, botttiglie e contenitori per bevande in plastica (6%).

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