Secondo la “visione al 2030” dell’Unione europea la moda deve andare nella direzione della sostenibilità, perché, quella usa e getta è fuori moda e, nel suo pacchetto sull’economia circolare, c’è la strategia europea per prodotti tessili sostenibili e circolari.

di Redazione —

Nel pacchetto sull’economia circolare, presentato qualche giorno fa dalla Commissione europea, c’è anche la Strategia Ue per prodotti tessili sostenibili e circolari, che mette sotto i riflettori la moda pronta o fast fashion e la necessità di cambiare rotta per favorire la scelta di abiti di qualità, destinati a durare, che possano essere usati per più tempo e riutilizzati.
«Molte delle pressioni esercitate dal consumo di prodotti tessili sono riconducibili alla moda pronta, ossia capi di abbigliamento di bassa qualità e a basso costo prodotti a grande velocità, spesso in condizioni di lavoro inadeguate al di fuori dell’UE», spiega Bruxelles nelle Faq sulla strategia per prodotti tessili sostenibili e riguardo i consumatori, scrive: «la strategia incoraggerà una transizione verso la qualità, la durabilità, l’utilizzo per più lungo tempo, la riparazione e il riutilizzo.».

Nella visione al 2030 della Commissione europeala fast fashion è fuori moda” e i consumatori traggono vantaggio più a lungo da tessuti di alta qualità, tanto che la Commissione così spiega il voler agire sui prodotti tessili: «Il consumo europeo di prodotti tessili ha il quarto maggiore impatto sull’ambiente e sui cambiamenti climatici, dopo l’alimentazione, l’alloggio e la mobilità. È il terzo settore per maggiore utilizzo di acqua e suolo e il quinto per l’uso di materie prime primarie e di emissioni di gas a effetto serra. In media, ogni cittadino europeo butta via ogni anno 11 kg di prodotti tessili. Nel Mondo ogni secondo l’equivalente di un camion di prodotti tessili viene collocato in discarica o incenerito. La produzione mondiale di prodotti tessili è quasi raddoppiata tra il 2000 e il 2015 e il consumo di capi di abbigliamento e calzature dovrebbe aumentare del 63 % entro il 2030. Parallelamente a questa costante espansione, gli impatti negativi sulle risorse, l’acqua, il consumo di energia e il clima continuano a aumentare.».

Secondo la “visione al 2030” dei prodotti tessili da parte della Commissione europea, da qui al 2030, tutti i prodotti tessili immessi sul mercato europeo devono essere durevoli, riparabile e riciclabili. In gran parte costituiti da fibre riciclate, privi di sostanze pericolose, prodotti nel rispetto dei diritti sociali. In questo contesto, devono essere molto diffusi i servizi di riuso e riparazione dei prodotti tessili.
Nella visione al 2030 della moda e del settore tessile, la norma è rappresentata dagli abiti circolari e non dalla moda usa e getta. C’è una sufficiente capacità di riciclo dei prodotti tessili mentre incenerimento e conferimento in discarica sono ridotti al minimo.
La Commissione sta dunque lavorando a un percorso di transizione per l’ecosistema tessile, perché raggiunga con successo la transizione verde e digitale. Nell’Unione europea, quasi 9 europei su 10 (88%) pensano che l’abbigliamento dovrebbe essere fatto per durare più a lungo. Circa 5.800.000 di tonnellate di tessuti vengono gettati via ogni anno nella Ue, equivalente a 11,3 kg a persona. Un altro dato da tenere a mente è che fino al 35% di tutte le microplastiche rilasciate nel l’ambiente può essere riconducibile ai prodotti tessili.

Nella strategia per i prodotti tessili della Commissione ci sono dunque una serie di azioni chiave: stabilire i requisiti di progettazione dei tessuti per farli durare più a lungo, renderli più facili da riparare e riciclare, nonché i requisiti su contenuto minimo riciclato, aumentare la consapevolezza dei consumatori sulla moda sostenibile e affrontare il tema del greenwashing, invertire la direzione rispetto alla sovrapproduzione e al consumo eccessivo e scoraggiare la distruzione dei tessuti invenduti, limitare l’esportazione di rifiuti tessili e promuovere tessuti sostenibili a livello globale, incentivare modelli di business circolari, compresi i settori del riutilizzo e della riparazione.
Un’altra azione prevede di affrontare il rilascio involontario delle microplastiche da prodotti tessili sintetici, i tessuti costituiti da fibre sintetiche, come il poliestere e l’acrilico, sono una delle principali fonti di rilascio accidentale di microplastiche nell’ambiente. Le misure per prevenire e ridurre il rilascio involontario di microplastiche «potranno riguardare la progettazione dei prodotti, il miglioramento dei processi di fabbricazione, il pre-lavaggio negli stabilimenti industriali di fabbricazione, l’etichettatura e la promozione di materiali innovativi.».

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