Dopo l’approvazione del Parlamento europeo della Legge sul clima, che prevede, tra l’altro, emissioni ridotte del 55% al 2030, cosa deve fare l’Italia per rispettarla? Secondo Italy for Climate, tagliare i consumi finali di energia ogni anno dell’1,5%, ridurre di almeno il 40% il consumo di petrolio e gas e quasi azzerare quello di carbone, raddoppiare le fonti rinnovabili elettriche, termiche e per i trasporti.

di Piero Mastroiorio —

Il Parlamento europeo lo scorso 25 aprile 2021, con 442 voti favorevoli, 203 contrari e 51 astensioni, ha approvato in via definitiva la legge sul clima, concordata in via informale con gli Stati ad aprile, trasforma l’impegno politico del Green Deal europeo per la neutralità climatica entro il 2050 in obbligo vincolante ed aumentando l’obiettivo di riduzione delle emissioni dell’Ue per il 2030 dal 40% al 55%, come la stessa relatrice del Parlamento Jytte Guteland (S&D, Svezia), dichiara: «Sono orgogliosa che finalmente abbiamo una legge sul clima. Abbiamo confermato un obiettivo di riduzione delle emissioni nette di almeno il 55%, più vicino al 57% entro il 2030, secondo il nostro accordo con la Commissione. Avrei preferito andare anche oltre, ma questo è un buon accordo basato sulla scienza che farà una grande differenza. L’UE deve ora ridurre le emissioni nel prossimo decennio, più di quanto abbia fatto nei tre decenni precedenti messi insieme. Abbiamo obiettivi nuovi e più ambiziosi che possono ispirare altri paesi a fare un passo in avanti.».

L’accordo, che dovrebbe essere formalmente approvato a breve dal Consiglio europeo, il cui Regolamento sarà poi pubblicato nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea ed entrerà in vigore 20 giorni dopo, come spiega il Parlamento UE, darà ai cittadini e alle imprese europee la certezza giuridica e la prevedibilità di cui hanno bisogno per pianificare per la transizione decisa con il Green Deal europeo. Dopo il 2050, l’UE punterà a emissioni negative. Verrà istituito anche un Comitato consultivo scientifico europeo sul cambiamento climatico per monitorare i progressi e valutare se la politica europea è coerente con questi obiettivi: riduzione delle emissioni di gas a effetto serra entro il 2030, dal 40% ad almeno il 55%, rispetto ai livelli del 1990. Inoltre, un’imminente proposta della Commissione sul regolamento LULUCF per regolare le emissioni e le rimozioni di gas serra dall’uso del suolo (dal cambiamento di uso del suolo e dalla silvicoltura), aumenterà i pozzi di carbonio dell’UE e quindi aumenterà de facto l’obiettivo dell’UE per il 2030 al 57%.
In linea con la proposta del Parlamento, la Commissione presenterà una proposta per un obiettivo per il 2040 al più tardi sei mesi dopo la prima revisione globale nel 2023 prevista dall’Accordo di Parigi e pubblicherà la quantità massima di emissioni di gas serra che l’UE può emettere fino al 2050 senza mettere in pericolo gli impegni dell’UE nell’ambito dell’accordo. Il cosiddetto “bilancio di gas serra sarà uno dei criteri per definire l’obiettivo rivisto dell’UE per il 2040. Entro il 30 settembre 2023, e successivamente ogni cinque anni, la Commissione valuterà i progressi collettivi fatti da tutti i paesi dell’UE, così come la coerenza delle misure nazionali, verso l’obiettivo UE per la neutralità climatica entro il 2050.

Cosa deve fare l’Italia per rispettare la nuova legge europea sul clima?

Alla domanda si potrebbe rispondere con quanto previsto dalla prima roadmap per l’Italia elaborata da Italy for Climate compatibile con una riduzione delle emissioni di gas serra al 2030 del 55% rispetto al 1990, in linea con quella che dovrebbe essere la riduzione media europea, più dettagliatamente: «Per raggiungere l’obiettivo europeo l’Italia dovrà tagliare i consumi finali di energia dell’1,5% ogni anno, cosa niente affatto facile. Ridurre di almeno il 40% il consumo di petrolio e gas e quasi azzerare quello di carbone. Raddoppiare le fonti rinnovabili elettriche, termiche e per i trasporti. E prevedere interventi settoriali, cioè mirati sulle esigenze dei diversi comparti: industria, commercio, agricoltura, edilizia residenziale, trasporti. Il target, che si conferma di riduzione delle emissioni di gas serra del 55% entro il 2030 (rispetto ai livelli 1990) riguarda le emissioni nette, cioè al netto degli assorbimenti e interne dell’UE. Quest’ultima formulazione della legge europea stabilisce un limite esplicito al ricorso agli assorbimenti, che non potranno superare le 225.000.000 di tonnellate di CO2 equivalente. Pertanto l’obiettivo di riduzione delle emissioni nette dovrà essere perseguito soprattutto grazie ad ingenti riduzioni di emissioni alla fonte, da parte di tutti i settori dell’economia, per i quali l’UE invita ad individuare delle strategie settoriali ad hoc affinché la transizione verso la neutralità climatica avvenga in modo efficiente, anche dal punto di vista dei costi, ed equo.
Significa arrivare, oramai in meno di un decennio, a 232.000.000 di tonnellate di CO2eq, dalle circa 380 stimate nel 2020, su cui ha, pesantemente, inciso la pandemia. Da qui al 2030, vuol dire, ad esempio, ridurre il numero di automobili in circolazione di quasi 1.000.000 di veicoli ogni anno; moltiplicare per quattro il tasso di riqualificazione degli edifici arrivando intervenire ogni anno su 50-60 milioni di metri quadrati di abitazioni residenziali, o ancora moltiplicare quasi per dieci la potenza installata ogni anno di rinnovabili elettriche e arrivare a fine del decennio a riciclare almeno il 60% dei rifiuti urbani
.».

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