«…la sfida di una Direttiva Europea sul suolo non sarà facile, per via dell’aperta ostilità di alcuni Stati Membri ad una normativa vincolante sulla protezione del suolo. Tuttavia sembra si stia delineando un fronte favorevole, palesatosi con una lettera inviata ai Commissari Europei dai Ministri dell’Ambiente e dell’Agricoltura… Sorprendentemente nell’elenco dei firmatari non figura l’Italia… L’Italia assuma un ruolo nella sfida europea per fermare il degrado e il consumo di suolo», è il comento di Legambiente alla nuova strategia per la protezione del suolo della Commissione europea che si è impegnata a proporre una legge entro il 2023.

di Redazione —

La nuova strategia per il suolo della Commissione europea, presentata lo scorso 17 novembre 2021, parte integrante del Green Deal., si poggia su pilastri come la buona salute del suolo, che è il fondamento del 95% degli alimenti di cui ci nutriamo, ospita più del 25% della biodiversità mondiale ed è il più grande serbatoio terrestre di carbonio del pianeta, anche se il 70% dei suoli nell’UE non è in buone condizioni. La strategia definisce, in particolare, un quadro con misure concrete per la protezione, il ripristino e l’uso sostenibile del suolo e propone una serie di misure, sia volontarie che vincolanti: l’obiettivo è quello di aumentare il carbonio nei terreni agricoli, combattere la desertificazione, ripristinare i terreni degradati e garantire che entro il 2050 tutti gli ecosistemi terrestri siano in buona salute.

«Sebbene la strategia europea non contenga misure vincolanti per i Paesi Membri, siamo però molto soddisfatti del livello di ambizione degli obiettivi fissati dalla Commissione, e in particolare dell’impegno a presentare, entro il 2023, il testo di una legge europea sul suolo. Si tratta di una sfida storica, da tempo attesa e su cui la nostra associazione si è già impegnata promuovendo la petizione europea People4soil, che nel 2017 aveva raccolto 230.000 firme di sostegno», dichiara Stefano Ciafani, presidente di Legambiente, in attesa di leggere il nuovo atto legislativo, che sarà proposto entro il 2023 in seguito a una valutazione d’impatto e un’ampia consultazione dei portatori di interessi e degli Stati membri.
«Il titolo della strategia, “Raccogliere i frutti dei suoli sani per le persone, il cibo, la natura e il clima”, è già un programma se confrontato con la situazione critica che viene invece descritta subito dopo.
Secondo la Commissione Europea tra il 60 e il 70% dei suoli europei versa in un cattivo stato di salute o affronta una condizione di degrado o perfino di desertificazione, qualcosa come un miliardo di tonnellate di suolo si perdono ogni anno a causa dell’erosione, in gran parte dovuta a pratiche agricole intensive.

Ogni anno l’Europa cementifica suoli per una superficie pari a 40.000 ettari. Un dato inaccettabile anche alla luce del cattivo uso che viene fatto delle superfici già impermeabilizzate: a fronte di enormi aree dismesse e solo il 13,5% degli interventi di nuovo sviluppo urbano riguarda la riabilitazione di queste aree: la rigenerazione urbana continua ad essere uno slogan», commenta Legambiente, secondo cui «la sfida di una Direttiva Europea sul suolo non sarà facile, per via dell’aperta ostilità di alcuni Stati Membri ad una normativa vincolante sulla protezione del suolo. Tuttavia sembra si stia delineando un fronte favorevole, palesatosi con una lettera inviata ai Commissari Europei dai Ministri dell’Ambiente e dell’Agricoltura di Portogallo, Belgio, Spagna, Cipro, Lituania, Lettonia, Bulgaria, Repubblica Ceca, Romania e Slovacchia. Sorprendentemente nell’elenco dei firmatari non figura l’Italia, che pure è un Paese che ha messo la tutela del suolo nell’elenco delle riforme essenziali del suo PNRR, Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.».
«La partita della protezione dei suoli sotto l’ombrello di una direttiva europea ora si gioca soprattutto nella dialettica tra gli Stati Membri e l’Italia può e deve fare la sua parte, sostenendo la ‘road map’ proposta dalla Commissione. Ormai tutte le evidenze scientifiche depongono per la necessità di uno sforzo condiviso per contrastare il degrado dei suoli, che pare destinato ad aggravarsi per gli effetti dei cambiamenti climatici», conclude Stefano Ciafani, presidente di Legambiente.

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