Storia di un ufficiale della guardia pretoriana romana, che si avvalse dell’amicizia con l’imperatore Diocleziano, per recare soccorso ai cristiani incarcerati e condotti al supplizio, che convertì soldati e prigionieri, ucciso, per mano dei commilitoni, legato al tronco di un albero, con frecce, in aperta campagna, tra “ Salone del Turismo Religioso, Culturale e Naturalistico” e “24^ Borsa Mediterranea Turismo Archeologico”.

di Piero Mastroiorio —

San Sebastiano, di Giovanni Santi, padre di Raffaello

Domenica scorsa, 30 novembre 2022, ero in quel di Paestum (Sa), per la giornata conclusiva della  24^ Borsa Mediterranea Turismo Archeologico e, nel visitare gli stand, l’attenzione mi cadde su un elmo, uno scudo ed un mantello rosso, che ricordavano, simbolicamente, San Sebastiano, meglio, lo stand era dedicato a questo cittadino milanese, alto e stimatissimo ufficiale della guardia pretoriana di Diocleziano e Massimiano, nativo di Narbona, eroe della Militia Christi, come militare e come difensore della fede, di cui si conosce il giorno della sua morte, grazie ad un almanacco, “Depositio Martyrum”, un Cronografo del 354, contenente, fra l’altro, liste di santi con le date del loro martirio, fissata nel 20 gennaio e il luogo della sua inumazione in catacumbas, in catacomba, lungo la via Appia, sulle quali, nella prima metà del IV secolo, fu eretta la grande basilica cimiteriale di san Sebastiano, che allora era però chiamata ecclesia apostolorum, resta, però, incerto l’anno della morte, forse il 288, più probabilmente nel 303 o nel 304.  

Intervento di Pompeo Perretta, presidente dell’Associazione “San Sebastiano Martire” al
Salone del Turismo Religioso, Culturale e Naturalistico”, che chiuderà il prossimo dicembre 2022

Il militare Sebastiano, come dicevamo, è a Milano, comandante della prima coorte pretoriana, la guardia del corpo imperiale, stimato da Diocleziano e da Massimiano, tanto che i due regnanti ne reclamano continuamente la presenza, ignorando che, il loro favorito, è cristiano.
Narra Jacopo da Varagine nella sua Legenda aurea, una compilazione di vite dei santi, scritta verso la fine del 13° Secolo, celeberrima nel Medioevo, che una volta Sebastiano si trovava nel carcere in cui erano tenuti prigionieri i gemelli Marco e Marcellino, condannati a morte a causa della loro professione di cristianesimo e quando si presentarono i genitori disperati che, con parole ardenti, supplicavano i figli di salvare la propria vita, l’ufficiale intervenne con autorità, ripristinando in loro la saldezza del cuore verso la gloria della vittoria sulla menzogna e la salvezza nella vita eterna, apparendo, ai presenti, circondato di luce e da sette luminosissimi angeli, per un’ora intera.  

Trailer del film “San Sebastiano, Testimone di Cristo Signore” 

In seguito il militare Sebastiano venne denunciato agli imperatori e, comparso dinanzi a Diocleziano, che, adirato, lo rimproverò di avere tradito la sua fiducia, dichiarò di avere, anzi, pregato Dio per la salvezza di Roma. L’imperatore lo condannò a morte per mano degli arcieri in mezzo al Campo di Marte. L’ufficiale Sebastiano, trafitto di frecce, dato per morto, fu abbandonato sul terreno, pochi giorni dopo, l’imperatore, se lo vide comparire dinanzi, aspramente rimproverante tutto il male fatto ai cristiani. Questa volta Diocleziano comandò che venisse frustato a morte. Eseguito l’ordine, il suo corpo venne gettato in una cloaca, perché non divenisse oggetto di venerazione per i cristiani. La notte dopo il santo apparve a santa Lucia, le rivelò dove fosse e le ordinò di seppellirlo accanto alle tombe degli apostoli.

La Legenda aurea narra di una terribile pestilenza, che colpì, nel periodo longobardo, in maniere particolare le città di Roma e di Pavia e che il morbo non sarebbe cessato se non fosse stato eretto un altare a san Sebastiano, nella chiesa di San Pietro in Vincoli a Pavia. Non appena l’altare fu eretto e consacrato, il morbo finì.
Sebastiano, santo militare, divenne ben presto uno dei patroni della città di Roma con un importante culto attorno alla basilica costruita sulle catacombe, estesosi poi a altri luoghi della città, con la costruzione di nuove chiese, in genere nei luoghi menzionati nella Passione di san Sebastiano.
Probabilmente, nel 10° Secolo si trovava una chiesa intitolata al santo sul Colle Palatino, al posto dell’antico tempio di Eliogabalo, sulla cui scalinata Sebastiano si era erto a accusatore di Diocleziano, mentre, fuori di Roma il culto di san Sebastiano si diffuse grazie alla distribuzione delle reliquie nell’Africa romana, Spagna, Gallia e Germania. Il santo martire veniva invocato soprattutto contro la peste, sebbene nulla, nella Passione, giustifichi questa attitudine. Probabilmente fu la leggenda del miracolo di Pavia il punto d’inizio di questa devozione. Le frecce che trafiggono il santo ne hanno fatto il patrono degli arcieri, balestrieri, archibugieri, ma anche, non si sa bene perché, dei tagliatori di pietre, dei tappezzieri, dei fabbri, dei pompieri e dei giardinieri.

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