FEDERCONSUMATORI: «In media negli acquedotti italiani la dispersione di oltre il 45%, è un’enormità. Questa dispersione, che avviene lungo la rete, prima ancora che l’acqua fuoriesca dal rubinetto, è inammissibile. Ciò appare ancora più grave se si pensa che i cittadini pagano in ogni bolletta una “quota per investimenti”, vale a dire una percentuale per un ammodernamento della rete mai realizzato.».

di Piero Mastroiorio —

«In alcune zone non è escluso che un razionamento dell’acqua porti a chiusure dell’erogazione nelle fasce diurne», ha detto a Sky Tg 24 il capo della Protezione Civile, Fabrizio Curcio, sottolineando: «Quest’anno abbiamo dovuto sopportare il 40/50% di acqua in meno e la siccità è un problema diffuso in tutta Italia. Bisogna capire le misure da mettere in campo per mitigarlo. Stiamo lavorando con le Regioni. Lo stato di emergenza va dichiarato dopo averle definite.».

Non è il solo, infatti, man mano che i cambiamenti climatici devastano i sistemi naturali, «la siccità e la desertificazione stanno rapidamente diventando la nuova normalità, ovunque, dall’Europa all’Africa», si legge nell’UNEP, il programma delle Nazioni Unite per l’ambiente, che spiega come con l’aggravarsi della crisi climatica in tutto il mondo si aggravi anche la siccità che attanaglia il pianeta. Anche un recente rapporto, della Convenzione della Nazioni Unite sulla lotta alla desertificazione, rileva che il numero e la durata della siccità è aumentato di quasi un terzo negli ultimi due decenni.
Desertificazione e siccità avanzano, tanto che nel nostro Paese la riduzione della dimensione della quantità d’acqua piovuta, fa registrare fino al 50% in meno rispetto alle medie degli ultimi anni e fino al 70% di neve in meno, sono elementi che rischiano di far scattare lo stato di emergenza e i razionamenti dell’acqua anche durante il giorno.

«È sempre più urgente un piano per evitare le dispersioni e per un efficiente sistema di irrigazione, improntato, da un lato, alla realizzazione di invasi e bacini per la raccolta delle acque da destinare ad uso agricolo, ma soprattutto ad avviare una grande opera di efficientamento di una rete ormai obsoleta e che, è proprio il caso di dirlo, “fa acqua da tutte le parti», dice la FEDERCONSUMATORI guardando all’allarme climatico, sociale, ambientale, ricordando come «In media negli acquedotti italiani la dispersione di oltre il 45%, è un’enormità. Questa dispersione, che avviene lungo la rete, prima ancora che l’acqua fuoriesca dal rubinetto, è inammissibile. Ciò appare ancora più grave se si pensa che i cittadini pagano in ogni bolletta una “quota per investimenti”, vale a dire una percentuale per un ammodernamento della rete mai realizzato.
Questi fondi vanno usati per realizzare una rete idrica efficiente.
Naturalmente, anche, i cittadini devono fare la loro parte, per evitare gli sprechi d’acqua con comportamenti più virtuosi nella vita quotidiana
.».

«Quei comportamenti non possono bastare nel momento in cui la siccità è un problema strutturale e non più solo emergenziale», come spiega GREENPEACE, che nel chiedere di intervenire sui due ambiti che incidono sulla scarsità idrica, il modello agricolo e i cambiamenti climatici, sottolinea: «Dobbiamo ottimizzare al meglio le nostre risorse idriche a disposizione, a partire dai consumi per l’agricoltura, e dobbiamo accelerare nella lotta alla crisi climatica in corso.».
In Europa circa il 59% dell’acqua dolce è usato per l’agricoltura e il sistema degli allevamenti intensivi, ricorda l’associazione ambientalista, consuma oltre un terzo di tutta l’acqua usata dal settore agricolo, anche per le grandi estensioni di terreni irrigui dedicati alla produzione di mangimi.
«In particolare nel bacino del Po è a rischio circa il 50% della produzione agricola. Sono a rischio soprattutto colture come mais e soia, la cui reperibilità sul mercato è già complicata a causa della guerra in Ucraina. Queste materie prime però non sono destinate al consumo umano, perché vengono quasi interamente indirizzate alla filiera zootecnica», spiega Greenpeace, che conclude: «Cambiare agricoltura significa anche proteggere il suolo da ulteriore stress, come quello che si avrebbe indebolendo determinate tutele ambientali o seminando anche sui terreni “a riposo”. Continuare a usare terreni, risorse naturali e acqua per alimentare un sistema di produzione zootecnica intensiva è un errore, che non va più commesso.».

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