«Chiediamo il suo sostegno nell’opporci all’obbligo e/o al ricatto vaccinale, in particolar modo quando riferito ai bambini e ai ragazzi», si legge nella supplica ai Vescovi italiani, che, partita dal basso, si sta diffondendo sui social, dopo che ‘La Bussola’ ne ha diffuso il testo da diffondere in ogni diocesi.

di Piero Mastroiorio

Stiamo assistendo in questi ultimi giorni ad un acuirsi dell’avanzamento della campagna vaccinale, sottolineata da un crescente clima di costrizione e ricatto, che fa leva su meccanismi di stigma e discriminazione sociale, in un contesto sociale che ci vede immersi da settimane e che potrebbe ulteriormente accendersi ni prossimi mesi, soprattutto, con il rientro a scuola dei ragazzi in una situazione caotica e sempre più incerta.
Accanto a un simile trend di stampo civile e laico, sono emersi nel mese di agosto alcuni segnali che fanno intendere un allineamento anche in ambiente ecclesiale. Infatti, si è letto di vescovi che impongono il vaccino al proprio clero, o che attaccano i no-vax, che sarebbe più proprio definire persone che decidono di non vaccinarsi, dopo aver ricevuto informazioni utili alla sottoscrizione dei moduli del consenso informato per la somministrazione del vaccino, non obbligatorio, che riserva ad ognuno la decisione di farlo o meno, o come le parrocchie e oratori che impongono il Green Pass, quale prerequisito alle frequentazioni degli ambienti di preghiera o di incontro cristiano.
Se questo orientamento di controllo crescente è già preoccupante da un punto di vista meramente politico-sociale, come ricordato da Agamben, Cacciari, Sceusa, Cardini, Benozzo, Del Sol, Sacré e molti altri scrittori, filosofi, politici e via dicendo, tanto più risulta scandaloso in contesto religioso e cristiano.

Può un intervento sanitario, peraltro discusso a livello di comunità medica e politica internazionale, divenire elemento di divisione nella Chiesa?
Può un senso di emergenza, mediaticamente veicolata, scavalcare le più comuni norme di prudenza e rispetto in termini di salute ed educazione anche tra le mura parrocchiali?
Può un medicamento, ancorchè vaccino, di cui non si conoscono effetti a breve e lungo termine, essere causa di divisioni sociali tanto da mettere uno contro l’altro gli stessi membri della collettività, soprattutto dividendoli in ‘pro’ e ‘no vax’?
La risposta sembrerebbe essere affermativa, perciò, un gruppo di fedeli, in primo luogo genitori preoccupati per la salute e l’educazione dei propri ragazzi, ha ritenuto utile dare vita a una rete, cui affidare il compito di contattare e incontrare i Vescovi della Chiesa italiana e chiedere loro di rinnovare il proprio compito quali garanti di tutto il ‘gregge‘, favorendo il rispetto di tutte le posizioni, e combattendo le nuove correnti di divisione che minacciano diabolicamente il popolo di Dio, sottolineando nella supplica indirizza ai Vescovi: «Sentiamo il dovere di presentarle le nostre perplessità, che sono anzitutto quelle di genitori ai quali Dio ha affidato il compito di custodire e crescere la prole. E sentiamo il dovere di invocare il Suo sostegno. Perché un vescovo dovrebbe lasciarci soli in questo momento di sfida tanto urgente?».
Poi l’appello vero e proprio diretto ai Pastori, a tutti i Pastori della Chiesa italiana: «Chiediamo il suo sostegno nell’opporci all’obbligo e/o al ricatto vaccinale, in particolar modo quando riferito ai bambini e ai ragazzi».

La rete si affida a San Giuseppe e prende così il nome di Patris Corde, a cui chiunque può unirsi e proporsi come testimonial nella propria diocesi, entrando nel canale telegram t.me/patriscorde.
L’appello, che, i membri della rete si impegnano a portare ai propri Pastori, è stato pubblicato in anteprima sulle pagine della Nuova Bussola Quotidiana, scaricabile cliccando qui, ha toni e valori, ai quali si sono già associati anche vari sacerdoti, consacrati, catechisti, docenti ed educatori, sono miti e dialogici, trasparenti e appassionati, meriterebbe che fossero fatti propri da chiunque, vaccinato o no, soprattutto, da hi ha a cuore il valore dell’unità e della pace, anzitutto nella Chiesa.
I promotori dell’iniziativa, che preferiscono restare anonimi, per non personalizzare un sentimento che ritengono comune e diffuso tra molti credenti, sono convinti che questo gesto possa dare forza all’episcopato e permettere così a tutti i fedeli di essere voce profetica e promotrice di una non facile unità, proprio all’interno di un momento di forti divisioni civili e sociali.

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