Le nuove norme della Commissione Europea, che stima necessari quasi 4.000.000.000 di Euro all’anno, di investimenti, per migliorare la qualità dell’acqua, ridurre l’impatto ambientale e rendere gli impianti di depurazione di tutti i Paesi membri dell’Unione energeticamente autosufficienti entro il 2045.
di Redazione —
«Con le nuove regole, anche, i piccoli centri abitati e i sistemi non connessi alla rete fognaria avranno l’obbligo di dotarsi di impianti più moderni. Saranno richiesti piani nazionali integrati di gestione delle acque reflue urbane, programmi di attuazione, che includono la gestione delle acque piovane, per prevenire allagamenti e inquinamento dopo eventi meteo estremi. Gli impianti di depurazione dovranno divenire strumento di economia circolare, garantire il riuso delle acque e dei fanghi, il recupero dei nutrienti e di altre risorse, con obiettivi di neutralità energetica ed energia rinnovabile sufficiente al proprio fabbisogno.

Per la prima volta entrerà in gioco, anche, il principio “chi inquina paga” con l’EPR, Responsabilità Estesa del Produttore, per i settori industriali responsabili della presenza di microinquinanti nei reflui che dovranno contribuire ai costi dei nuovi trattamenti», dice Laura D’Aprile, capo dipartimento sviluppo sostenibile DiSS Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE), commentando le nuove norme della Commissione Europea, che stima necessari quasi 4.000.000.000 di Euro all’anno, di investimenti, per migliorare la qualità dell’acqua, ridurre l’impatto ambientale e rendere gli impianti di depurazione di tutti i Paesi membri dell’Unione energeticamente autosufficienti entro il 2045. Per coprire la metà degli investimenti previsti, anche, in Italia sarà necessario un aumento della tariffa del 2,3%, secondo le stime dell’ultima analisi Ref Ricerche.
Per l’Italia l’adeguamento alla nuova direttiva comporterà investimenti stimati in circa 700-1.000 milioni di euro all’anno, dovuti all’estensione degli obblighi per i piccoli centri abitati dove, tra cittadini e attività economiche, si superano i 1000 abitanti equivalenti, i cosiddetti “agglomerati”, a maggiori impegni nella gestione delle reti fognarie e più esigenti standard di trattamento delle acque reflue. Nel nostro Paese il 71% delle reti fognarie urbane è di tipo misto, ossia convoglia nella stessa condotta sia le acque di scarico che quelle piovane e, in caso di forti piogge, come avviene di frequentemente, questo comporta sia la dispersione nell’ambiente di acque reflue, sia maggiori quantità di acqua in arrivo ai depuratori, aumentando consumi energetici e costi. Non solo, mancando sistemi integrati per la gestione degli afflussi meteorici, parte di queste acque si riversa direttamente nei fiumi senza trattamento. Sul fronte energetico la maggior parte dei depuratori italiani consuma più energia degli standard europei e molti impianti lavorano al di sotto della loro capacità ottimale.

Ufficio: Via Troia, 32 – San Severo
per preventivi o informazihttps://www.fantownservice.itoni: fantownservice@tiscali.it

