Una ricerca di Nomisma rivela come l‘aumento del costo della vita mette in crisi le famiglie mono-reddito e chi deve prendersi cura di persone non autosufficienti, come tra le categorie più fragili ci siano giovani, famiglie numerose con figli piccoli, come una sola fonte di reddito, spesso, può essere insufficiente per far fronte all’elevato costo della vita e come chi non ha la casa di#proprietà deve sostenere spese rilevanti legate all’abitazione.

di Redazione —

Una ricerca, in continuo aggiornamento, attivata dall’Osservatorio “Sguardi Famigliari” di Nomisma, con l’obiettivo indagare le fragilità economiche, sociali e relazionali delle famiglie italiane, oltre che le tipologie familiari più colpite e a rischio sociale, rivela come le famiglie italiane abbiano un equilibrio precario, con un reddito insufficiente a coprire le spese primarie, per oltre una su dieci e appena sufficiente per cibo e per la casa, per oltre quattro famiglie su dieci. Più di una famiglia su cinque verrebbe messa in crisi da una spesa imprevista, anche, di modesta entità, di più per le famiglie in affitto. Le famiglie in difficoltà tagliano sulle spese sanitarie e sull’istruzione. L’aumento del costo della vita mette in crisi, soprattutto, le famiglie mono-reddito, quelle che non hanno una casa di proprietà, chi deve prendersi cura di persone non autosufficienti. Le famiglie più fragili sono quelle composte da giovani, le famiglie con figli piccoli e le famiglie che curano persone non autosufficienti. Per il 13% delle famiglie italiane, dice la ricerca, il proprio reddito è insufficiente a far fronte alle necessità primarie, ovvero le spese per i generi alimentari e quelle per la casa, l’affitto, il mutuo e le bollette. Sono famiglie “compromesse” alle quali si affianca un altro consistente 43% di famiglie che vive in un “equilibrio precario” che può facilmente saltare anche per una spesa imprevista. Per queste famiglie, le risorse economiche sono inadeguate non tanto per difficoltà lavorative ma proprio per l’alto costo della vita.

L’impennata dell’inflazione ha ridotto il potere d’acquisto delle famiglie, oltre la metà di quelle intervistate ha visto crescere le bollette energetiche di oltre il 50% rispetto ai livelli di un anno fa, con il 16% che dichiara di aver avuto molte difficoltà nel pagare le utenze; di questi il 4% ha accumulato ritardi nei pagamenti. Di fronte alla corsa dei prezzi, le famiglie tagliano su spese per il tempo libero, attività culturali, sportive, salute e istruzione, come sottolinea l’indagine: “Il 39% delle famiglie che si è dichiarata in difficoltà nel pagare le bollette ha dovuto ridurre anche spese basilari come quelle sanitarie, il 31% ha tagliato le spese in istruzione mentre il 27% ha manifestato difficoltà nel pagare il mutuo o l’affitto della propria abitazione.». Il 24% delle famiglie, una su quattro, teme di avere forti difficoltà nel pagare le utenze nei prossimi mesi.
Ci sono alcune condizioni che rendono le famiglie più fragili e vulnerabili: una è la presenza di una sola fonte di reddito in famiglia, come si legge nella ricerca: «se nel complesso del campione la percentuale di famiglie che reputa il proprio reddito non completamente adeguato o insufficiente a far fronte alle necessità primarie è pari al 57%, tra le persone giovani che vivono da sole questa percentuale sale al 69%, mentre tra i genitori soli con figli arriva addirittura al 78%.». Altri fattori che fanno la differenza sono l’assenza di una casa di proprietà, tanto che tra chi paga un affitto, il 76% ritiene il proprio reddito inadeguato, l’avere una bassa qualifica lavorativa, un basso titolo di studio o l’eventuale spesa imprevista, anche di piccola entità, che, come dice la ricerca, «potrebbe diventare un serio problema da affrontare per il 22% delle famiglie totali, percentuale che sale al 30% tra le persone sole non anziane, al 31% per i genitori soli con figli, e al 41% per le famiglie in affitto. Per queste famiglie, dunque, basterebbe poco per incorrere in difficoltà economiche ed essere costrette a richiedere supporto esterno.».
Non mancano famiglie che presentano situazioni di maggiore fragilità, quelle formate da persone giovani-adulte, che vivono da sole, le famiglie numerose con figli, quelle che si prendono cura di persone non autosufficienti, come spiega la ricerca: «Le persone adulte che vivono da sole hanno problemi legati spesso a contratti di lavoro temporanei e sottopagati, con un reddito inadeguato rispetto al costo della vita. Le famiglie numerose e con figli piccoli sono potenzialmente più vulnerabili per le spese elevate legate alla casa e alla presenza di criticità sul fronte lavorativo, nella conciliazione famiglia-lavoro e nell’educazione dei figli. Le famiglie che curano figli e persone non autosufficienti, in casa o meno, altro gruppo fragile, che affronta sia problemi economici che problemi di salute e familiari.».

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