COGHE: «Sollecitiamo le case farmaceutiche e chi, in generale, si dedica alla sperimentazione e alla ricerca, a cercare mezzi alternativi e a cessare lo sfruttamento di “materiale biologico” di origine immorale. Chiediamo ai produttori di segnalare chiaramente l’uso di questo tipo di cellule, al legislatore di obbligare, produttori e distributori, a fornire informazioni pubblicamente accessibili in merito, nonché, di incentivare l’uso di cellule di origine lecita, la produzione di vaccini “etici” e di vietare l’uso e la sperimentazione su cellule provenienti da aborti procurati.».

di Redazione —

«I vaccini contro il Covid-19 attualmente in distribuzione nell’Unione Europea sono sviluppati, prodotti e/o testati con linee cellulari che provengono da un bambino abortito, anche se diversi anni addietro. A prescindere dalla questione sulla liceità, in determinate circostanze, della somministrazione e dell’uso di vaccini (anche anti-Covid-19) collegati a “materiale biologico” derivante da feti abortiti, è necessario condannare fermamente un sistema che sfrutta tali linee cellulari nella ricerca, produzione o sperimentazione. Inoltre, l’uso di queste linee cellulari rischia, almeno nel lungo periodo, di incentivare ulteriori aborti o il ricorso a nuove cellule di feti abortiti, e costituisce uno scandalo in quanto tende a normalizzare l’idea che l’embrione umano sia un oggetto sacrificabile e disponibile.
E’ inaccettabile che quasi nessuno lo denunci: per questo abbiamo lanciato una petizione alle autorità sanitarie.

La produzione e distribuzione di vaccini, o di altri prodotti farmaceutici, cosmetici, alimentari ecc., collegati, anche remotamente, con l’aborto sono molto problematiche dal punto di vista morale, a prescindere dalla possibilità dell’uso degli stessi come ‘extrema ratio’ in alcune gravi circostanze. Per questo difendiamo in linea di principio il diritto all’obiezione di coscienza contro questi prodotti. Inoltre, è sorprendente il fatto che, su circa 50 vaccini in fase di produzione, siano al momento distribuiti nell’Unione Europea soltanto alcuni di quelli collegati a linee cellulari derivanti da feti abortiti», dice Toni Brandi, presidente di Pro Vita & Famiglia onlus.
«Sollecitiamo le case farmaceutiche e chi, in generale, si dedica alla sperimentazione e alla ricerca, a cercare mezzi alternativi e a cessare lo sfruttamento di “materiale biologico” di origine immorale. Chiediamo ai produttori di segnalare chiaramente l’uso di questo tipo di cellule, e al legislatore di obbligare i produttori e distributori a fornire informazioni pubblicamente accessibili in merito. Chiediamo al legislatore di incentivare l’uso di cellule di origine lecita e la produzione di vaccini “etici”, nonché di vietare l’uso e la sperimentazione su cellule provenienti da aborti procurati», conclude Jacopo Coghe, Vicepresidente di Pro Vita & Famiglia onlus.


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