Mentre, l’86% dei cittadini chiede di valutare benefici e rischi dell’innovazione, Coldiretti e Censis lanciano un messaggio chiaro: serve una tecnologia al servizio dell’uomo, non il contrario.
di Redazione —
Durante il XXIII Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione, si è svolta un’originale intervista “ibrida” con il presunto esperto di etica delle tecnologie cognitive, Marco Nakamura, un avatar creato dall’intelligenza artificiale, che ha portato poi alla discussione vera, con gli esperti di Coldiretti e Censis, che, illustrando i dati in loro possesso, hanno rivelato come il tecno-entusiasmo, non conquista gli italiani e di fronte alla rapida diffusione dell’IA e delle nuove tecnologie, prevale il pragmatismo, tanto che l’86% dei cittadini ritiene che occorra valutare con attenzione i benefici e i costi dell’innovazione in termini di qualità della vita, condizioni di lavoro e impatto ambientale.

Il 67% degli italiani chiede maggiore attenzione all’impatto ambientale delle infrastrutture digitali, dai data center al consumo di energia e acqua, mentre, per molti, la vera domanda etica non è se l’intelligenza artificiale sia pericolosa, ma se l’uomo saprà governarla con la stessa intelligenza con cui l’ha creata. Una posizione di prudenza “attiva” che si riflette anche nel rifiuto diffuso verso il cibo sintetico, percepito come minaccia alla salute e alla libertà alimentare e nel sostegno alle tecnologie agricole sostenibili.
«7 italiani su 10 promuovono le innovazioni che migliorano la produttività agricola e riducano gli sprechi. Il settore dell’agricoltura 4.0 e 5.0 vale oggi 2,3 miliardi di euro, con oltre un milione di ettari digitalizzati. Droni, sensori e piattaforme come Demetra consentono di gestire le aziende agricole in modo più efficiente e sostenibile, anche da smartphone», dicono da Coldiretti con un occhio al progetto Coldiretti Next, avviato nell’ambito del PNRR, che rappresenta il primo Polo Digitale dell’agricoltura italiana, con un censimento di 10.000 imprese agricole e l’obiettivo di alfabetizzare digitalmente l’intero comparto.

«Il progresso tecnologico è motore di sviluppo, ma quando le macchine iniziano ad agire autonomamente per obiettivi propri, rischiamo di separare il progresso tecnico da quello umano. Corriamo un pericolo legato al “suprematismo tecnologico”, che potrebbe portare a una deresponsabilizzazione collettiva e a una società dove le scelte sul futuro vengano delegate ai proprietari delle tecnologie, con un allontanamento dalla dignità del lavoro, la sostenibilità ambientale e la cultura del limite, come fondamento del progresso. L’Italia, più che tecno-entusiasta, si conferma tecno-consapevole. Non teme l’innovazione, ma vuole assicurarsi che resti umana, inclusiva e sotto controllo, perché il vero futuro dell’IA non sarà scritto dalle macchine, ma da come gli uomini sceglieranno di usarle», conclude Vincenzo Gesmundo, Segretario Generale di Coldiretti.

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