CAPONE: «È indispensabile puntare su una maggiore connessione fra sistema formativo e mondo delle imprese, per favorire il matching fra domanda e offerta di impiego all’interno di un mercato del lavoro. La rivoluzione digitale in atto, dunque, impone di investire sulla riqualificazione del personale al fine di favorire la nascita di nuove figure professionali.».

di Redazione —

«300.000 posti di lavoro persi dal primo marzo 2020 ad oggi. L’impatto drammatico della pandemia sull’occupazione nel nostro Paese emerge con chiarezza dalla nota congiunta del ‘Ministero del Lavoro’ e della ‘Banca d’Italia’. Impressiona, in particolare, il dato relativo al lavoro femminile maggiormente penalizzato dalla crisi sanitaria. A fine febbraio 2021, infatti, le posizioni lavorative occupate da donne erano circa 76.000 in meno rispetto all’anno precedente, un fenomeno che non deve essere tollerato. Occorre, quindi, intervenire in fretta mediante una riforma complessiva degli ammortizzatori sociali per scongiurare una vera e propria ecatombe occupazionale.

In tal senso, è indispensabile puntare su una maggiore connessione fra sistema formativo e mondo delle imprese, al fine di favorire il matching fra domanda e offerta di impiego all’interno di un mercato del lavoro in costante evoluzione. La rivoluzione digitale in atto, dunque, impone di investire sulla riqualificazione del personale al fine di favorire la nascita di nuove figure professionali. L’UGL è aperta al dialogo con il Governo per discutere delle politiche attive e delle misure necessarie a rilanciare l’occupazione», ha detto Paolo Capone, Segretario Generale dell’UGL, Unione Generale del Lavoro, in merito alla nota congiunta del Ministero del Lavoro e dalla Banca d’Italia: ‘Il mercato del lavoro: dati e analisi‘, dove, tra l’altro, si legge: «Nel 2020 il numero dei contratti di lavoro cessati nel settore privato non agricolo ha di poco superato quello dei contratti attivati (42.000 unità); il saldo era stato di segno opposto nel 2019, quando erano stati creati quasi 300.000 posti di lavoro.

Tale andamento è il risultato di un calo delle assunzioni e delle cessazioni, le prime, pari a 4.780,000, sono diminuite di circa 1.900.000, le seconde di oltre 1.500.000. L’evoluzione dei flussi è stata fortemente condizionata dalla pandemia: nei mesi di gennaio e febbraio del 2020 la creazione di posti di lavoro era sugli stessi livelli del 2019.
Con l’emergere dei primi contagi da Covid-19 alla fine di febbraio, il mercato del lavoro ha subito invece un rapido deterioramento e il saldo tra attivazioni e cessazioni è diventato negativo: a metà giugno era di 595.000 unità inferiore a quello registrato nello stesso periodo dell’anno precedente. Tra la fine di giugno e ottobre tale divario si è ridotto sensibilmente, con la creazione di circa 285.000 posti di lavoro in più rispetto al 2019.
Il recupero si è però interrotto in novembre, in concomitanza con il nuovo aumento dei contagi e con l’adozione delle necessarie misure restrittive.
L’effetto di questa seconda ondata sul mercato del lavoro è stato comunque molto più contenuto di quello della prima, con un saldo tra attivazioni e cessazioni più basso di circa 25.000 unità nel bimestre novembre-dicembre rispetto allo stesso periodo del 2019
.».

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