Se è vero, che il calcio, è lo specchio della società, a Napoli, riflette la lotta per la dignità, il desiderio di riscatto e l’urgenza di affermarsi in un Paese che, per lungo tempo, ha ignorato le sue voci. Ogni vincitore ha una storia da raccontare ed è attraverso di esse che possiamo comprendere le complessità delle identità regionali italiane. Con lo scudetto, Napoli, non ha solo vinto nel calcio, ma ha avuto il potere di riscrivere la propria narrativa, di riallacciare quel legame unico e indissolubile con la propria storia, la propria cultura e la propria gente, il Napoli non è solo una squadra, ma un intero popolo che, attraverso il calcio, ha trovato la forza di rivendicare il proprio posto nel Mondo.
di Piero Mastroiorio —
Il tifo calcistico è spesso un riflesso di identità culturale e di storia sociale, soprattutto, quando parliamo del Napoli, che non possiamo limitarci a considerare la squadra come una semplice entità sportiva: il club partenopeo è il simbolo di una città, di una regione e di un’intera cultura che ha vissuto eventi storici significativi, dai fasti del Regno delle Due Sicilie fino alle difficoltà dell’era post-unitaria. Lo scudetto, quindi, diventa un simbolo di rivalsa sociale, una rivendicazione di dignità e orgoglio per un’intera comunità.

Per comprendere appieno il significato del Napoli e dei suoi successi sportivi, bisogna guardare al passato, proprio al Regno delle Due Sicilie, che, fino alla metà del XIX secolo, rappresentava una delle aree più ricche e culturalmente floride d’Europa, ma con l’unità d’Italia, invasione, per alcuni, il Sud fu sempre più marginalizzato, subendo un processo di colonizzazione economica e culturale da parte del Nord. E’ in questo contesto, che il Napoli diventa faro della rivalsa sociale. Diventa voce di un popolo che, nonostante le ingiustizie, ha sempre cercato di affermare la propria identità.

Il Napoli Calcio nasce, nel 1926, in un periodo di grande fermento sociale e non è solo una società calcistica, ma un veicolo di speranza per una popolazione che ha visto la propria dignità calpestata, è un simbolo del Sud e dei suoi abitanti, una manifestazione di resistenza contro il pregiudizio e lo stereotipo, che, spesso, associa il Meridione all’indigenza e alla malavita.
Il Napoli, seppur ottima squadra, vede la sua svolta calcistica nel 1980, con l’arrivo del pibe de oro, Diego Armando Maradona, un campione, che presto diventerà icona, un simbolo di rivalsa per un’intera città. La sua presenza in campo e il suo talento straordinario hanno portato il Napoli a vincere due scudetti, 1987 e 1990. Per i napoletani, Maradona rappresenta il riscatto, il risveglio di un’orgoglio collettivo, affievolito dal peso delle ingiustizie storiche. Ogni gol di Maradona era un grido di libertà. Ogni vittoria era una rivendicazione identitaria. Maradona per i napoletani era ed è rimasto sempre legato alle sue curve, ai suoi tifosi, alla sua gente, ai suoi problemi e alle sue speranze, agendo da catalizzatore per l’identità collettiva napoletana.
Dopo decenni di alti e bassi, il Napoli ha ritrovato lo smalto con l’arrivo di allenatori come Maurizio Sarri e Gennaro Gattuso, sebbene i successi sportivi siano indubbiamente importanti, la conquista del terzo scudetto, nel 2023, rappresenta qualcosa di più profondo, è un’affermazione politica, sociale, un atto di ribellione nei confronti di chi, per troppo tempo, ha relegato Napoli e il Sud in una posizione di inferiorità.
Il quarto scudetto, quello del 2025, conquistato qualche giorno fa, arriva in un momento in cui l’Italia sta affrontando sfide economiche e sociali, con il Sud, ancora una volta, al centro di dibattiti politici, diventa, un simbolo di unità e di speranza, la celebrazione delle proprie radici, il proprio patrimonio culturale, riconoscendo che il calcio può essere un potente strumento di cambiamento sociale.

Il tifo per il Napoli è un’esperienza collettiva che trascende il semplice supporto per una squadra, le partite sono momenti di aggregazione in cui la gente si ritrova per condividere gioie e dolori.
«A bandiera tutta azzurra ca rassumiglia ‘o cielo e ‘o mare ‘e sta città. Forza Napoli rint’ all’uocchi ‘e sti guaglione ca se scordano ‘e problemi e si mettono a cantà… È ‘na casa chistu stadio, parimmo na famiglia sultanto dinta ‘cca. Viecchie e giuvane cercano rint’a nu pallone nu poco ‘e pace, nu juorno nuovo, ca se chiamma libertà…», sono le parole dell’inno dei ragazzi della Curva B, che, curiosamente, fa diventare il tifo una forma di protesta sociale, dove il coro delle tifoserie urla contro i pregiudizi e le discriminazioni.
Le feste, dopo le vittorie, nelle strade di Napoli, come visto oggi, in diretta su RAI2, non sono soltanto celebrazioni sportive, ma manifestazioni di orgoglio e di appartenenza a una cultura reperibile in ogni angolo della città.

La vittoria dello scudetto, il quarto, rappresenta una nuova narrazione per Napoli: un racconto che parla di forza, di speranza e di possibilità. Un invito a guardare oltre le difficoltà quotidiane, a sognare in grande, a credere che anche nel cuore del Meridione si possa costruire un futuro migliore, una rivalsa sociale, una celebrazione di identità e cultura.
Se è vero, che il calcio, è lo specchio della società, a Napoli, riflette la lotta per la dignità, il desiderio di riscatto e l’urgenza di affermarsi in un Paese che, per lungo tempo, ha ignorato le sue voci. Ogni vincitore ha una storia da raccontare ed è attraverso di esse che possiamo comprendere le complessità delle identità regionali italiane. Con lo scudetto, Napoli, non ha solo vinto nel calcio, ma ha avuto il potere di riscrivere la propria narrativa, di riallacciare quel legame unico e indissolubile con la propria storia, la propria cultura e la propria gente, il Napoli non è solo una squadra, ma un intero popolo che, attraverso il calcio, ha trovato la forza di rivendicare il proprio posto nel Mondo.

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