di Piero Mastroiorio —

Il prossimo 22 Marzo 2024 saranno insieme geologi e criminologi, in una grande conferenza organizzata dall’Ordine dei Geologi della Lombardia e dal Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pavia, dal titolo: “Il Terreno in ambito Forense – Elementi di Mineralogia petrografia e geochimica applicate alla criminalistica e alle scienze forensi, per l’analisi e la comparazione delle tracce di terreno”, con interventi, tra gli atri di Mirko Vincenzotto dell’Istituto di Scienze Forensi e Consigliere Nazionale dell’Associazione Nazionale Criminologi e Criminalisti, Andrea Nava, geologo forense e Docente presso il Centro Interforze di Formazione Intelligence Tchlnt e presso l’Istituto di Scienze Forensi di Milano, Marco Strano, Psicologo e Criminologo del Centro Studi per la Legalità, la Sicurezza e la Giustizia e Consulente del C.S.U. Fullerton Police Department di Los Angeles, Danilo Coppe dell’Istituto Ricerche Esplosivistiche di Parma e Maria Pia Riccardi del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pavia.

«Si parla poco di geologia forense. L’opinione pubblica abbina il geologo solo a frane e alluvioni. C’è la geologia forense. Il ruolo del geologo in ambito forense sta assumendo una crescente importanza, poiché tra le sue competenze specialistiche vi è anche la capacità di analizzare il terreno, pensiamo anche ai casi di fatti avvenuti in ambienti particolari come laghi, fiumi, montagne. Il ruolo del geologo, in ambito forense, sta assumendo una crescente importanza, poiché, tra le sue competenze specialistiche, vi è anche la capacità di analizzare il terreno. Questa specializzazione, in varie occasioni, è risultata fondamentale per risolvere casi investigativi complessi, perché, grazie alla loro formazione specialistica, i geologi, sono in grado di fornire indicazioni, spesso cruciali, per ricostruire dinamiche criminali e per individuare prove fisiche nella matrice», ha spiegato Roberto Perotti, Presidente dell’Ordine dei Geologi della Lombardia, sottolineando: «Questo evento, organizzato dall’Ordine dei Geologi della Lombardia, in collaborazione con il Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pavia, vede, oltre la trattazione di casi famosi dove è stata applicata la geologia forense, anche la partecipazione di criminologi e criminalisti di livello internazionale, nonché, di autorevoli realtà del settore come il Centro Studi per la Legalità, la Sicurezza e la Giustizia, l’Istituto Ricerche Esplosivistiche e l’Istituto di Scienze Forensi.».

Nel corso dell’incontro di Pavia verrà presentato il primo manuale in Italia “Il terreno in ambito forense”, scritto da Andrea Nava, geologo forense e Docente presso il Centro Interforze di Formazione Intelligence Tchlnt e presso l’Istituto di Scienze Forensi di Milano, che per l’occasione ha così dichiarato: «Tra le scienze forensi, che negli ultimi anni si sono notevolmente sviluppate, c’è sicuramente la geologia forense che risulta forse ancora poco conosciuta rispetto alle sue più note sorelle, biologia forense, dattiloscopia, chimica forense, balistica, ecc., che può fornire opportunità conoscitive molto importanti durante le indagini di casi complessi.  In Italia è solo dai primi anni ’80 che la geologia forense ha avuto una certa visibilità negli ambienti giudiziari, dopo che è stata applicata in diverse inchieste importanti, come ad esempio quella sul rapimento e sull’omicidio dell’on. Aldo Moro, nel corso della quale furono analizzate delle particelle di sabbia trovate sul suo cadavere, per cercare di individuare la località nella quale lo statista poteva essere stato tenuto prigioniero e poi ucciso. Un altro importante settore d’impiego della geologia forense è nel lavoro di intelligence, per individuazione dei punti di stazionamento, come quello di John Shroder sul Caso Bin Laden – Afghanistan 2001, per la ricostruzione di collegamenti e spostamenti di materiali, mezzi e persone. A Pavia, tra i vari interventi di criminologi e criminalisti di livello internazionale, presenterò il manuale “Il terreno in ambito forense.».

La pubblicazione nasce dal fatto che in Italia mancava un manuale interamente dedicato alle indicazioni, ai principi e ai metodi utilizzati per il repertamento, la caratterizzazione e la comparazione di questa importante tipologia di tracce. Il convegno, offrendo una panoramica su molteplici argomenti di criminologia e criminalistica, è sicuramente apprezzabile da un pubblico non limitato ai soli specialisti. Sapere quali informazioni possa fornire una traccia di terreno e, soprattutto, come vada repertata e trattata, può essere determinante per collegare un sospettato alla scena del crimine o per scagionarlo, oppure, per identificare, confermare o escludere un’area in cui si sospetta vi sia stata la permanenza anche temporanea, di oggetti, strumenti, mezzi o capi d’abbigliamento.

«Il manuale illustra i metodi e le tecniche analitiche utilizzate dai geologi forensi, specializzati nel campo mineralogico petrografico e geochimico, nonche, in che modo queste possono essere applicate per la caratterizzazione di questo tipo di tracce durante le indagini», dice ancora Nava, concludendo: «In particolare il manuale descrive l’applicazione dell’insieme delle tecniche che viene definito in ambito internazionale “soil profiling”, partendo dall’esame della scena del crimine, condotto con la sensibilità del geologo forense, prosegue con il repertamento attento di tutte le problematiche connesse e termina con le analisi di laboratorio. Lo scopo del “soil porfiling” è quello di identificare le tracce di terreno, caratterizzarle e verificare mediante comparazione, la reciproca compatibilità di tracce e campioni di terreno presenti o connessi ad una “crime scene”, per fornire informazioni a supporto delle indagini per la formazione dell’impianto accusatorio e/o difensivo.». 

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