di Piero Mastroiorio —

L’ISTAT, l’Istituto nazionale di Statistica, ha diffuso, lo scorso 25 marzo 2024, le stime preliminari della povertà assoluta per l’anno 2023 insieme alle stime preliminari delle spese per consumi delle famiglie, che rappresentano la base informativa per gli indicatori della povertà assoluta, relativi all’anno 2023, che fissano le famiglie in povertà assoluta essere l’8,5% del totale delle famiglie residenti, pari a circa 5.752.000 persone, con una situazione più grave per i minori, che vede quelli in forte disagio essere il 14% dei minori italiani, circa 1.300.000, valore più alto dal 2014.

Nel dettaglio, la fotografia scattata dall’ISTAT fissa, per il 2023, le famiglie in povertà assoluta essere l’8,5% del totale delle famiglie residenti, corrispondenti a circa 5.700.000 di individui, erano l’8,3% nel 2022. La povertà familiare è cresciuta nel 2017, si è stabilizzata nel 2018, mentre, nel 2019 ha preso a scendere arrivando al 6,7%, «in concomitanza, con l’introduzione del Reddito di cittadinanza di cui, a partire dal secondo trimestre, hanno beneficiato circa un milione di famiglie in difficoltà», come spiega l’ISTAT, sottolineando: «Nel 2020, anno della pandemia, l’incidenza riprende a crescere, arrivando al 7,8% e interessando oltre 2 milioni di famiglie, per poi stabilizzarsi nel 2021. Tale andamento risente principalmente del calo della spesa dovuto alle misure restrittive introdotte nel corso dell’emergenza sanitaria e al loro impatto sui comportamenti di spesa delle famiglie. Nel 2022, l’incidenza torna ad aumentare e arriva all’8,3%, in larga misura a causa della forte accelerazione dell’inflazione, che ha colpito in particolar modo le famiglie meno abbienti. Le spese di queste ultime non sono riuscite infatti a tenere il passo dell’aumento dei prezzi, incluso quello dei beni e servizi essenziali considerati nel paniere della povertà assoluta. ».
Nel Nord Italia l’incidenza della povertà assoluta a livello familiare è all’8%, ma aumenta l’incidenza individuale della povertà, che passa al 9%, mentre era dell’8,5% nel 2022. Nel Sud Italia continua ad avere valori stabili e più elevati delle altre ripartizioni, 10,3%, dal 10,7% del 2022, anche a livello individuale passando a 12,1%, dal 12,7% del 2022.

Nelle sue note l’ISTAT conferma, anche, il forte disagio fra i minori e la diffusione della povertà assoluta fra le fasce più giovani della popolazione e nelle famiglie con bambini. Oltre che in quelle numerose: «Le famiglie più numerose presentano infatti i valori più elevati di povertà assoluta: quelle con cinque e più componenti si attestano al 20,3%. Fra le famiglie numerose, insomma, una su cinque si trova in povertà assoluta. In queste condizioni si trova il 12% delle famiglie con almeno un figlio minore, il 35,6% di famiglie con soli stranieri, l’11,8% di famiglie con persona di riferimento giovane (18-34 anni)», dice l’ISTAT, che spiega: «La presenza di figli minori continua a essere un fattore che espone maggiormente le famiglie al disagio; l’incidenza di povertà assoluta si conferma più marcata per le famiglie con almeno un figlio minore (12,0%), mentre per quelle con anziani si attesta al 6,4%. Nel 2023, l’incidenza di povertà assoluta individuale per i minori è pari al 14%, il valore più alto della serie storica dal 2014; i minori che appartengono a famiglie in povertà assoluta, nel 2023, sono pari a 1.300.000.».
Rispetto al 2022, le incidenze di povertà sono stabili, anche, tra i giovani di 18-34 anni (11,9%) e tra gli over65 (6,2%), che restano la fascia di popolazione a minore disagio economico.

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