La povertà assoluta in Italia colpisce 5.700.000 persone, l’8,4% delle famiglie e continua a colpire soprattutto i minori: in povertà assoluta quasi 1.300.000 bambini e adolescenti, il 13,8% dei minori.
di Redazione —
Nel Mezzogiorno le famiglie in povertà assoluta sono il 10,5%, contro 7,9% al Nord, 6,5% al Centro. L’Italia si conferma un paese in cui la povertà morde i più giovani: sono 1.280.000 i minori in povertà assoluta, il 13,8% dei minori residenti in Italia e con il valore più alto da dieci anni a questa parte, dal 2014. Sono il 15,6% la quota di famiglie con lavoratore operaio, o assimilato, in povertà assoluta. L’incidenza della povertà assoluta fra le famiglie con almeno uno straniero è pari al 30,4%, sale al 35,2% nelle famiglie composte esclusivamente da stranieri, mentre scende al 6,2% per le famiglie composte solo da italiani.

Il quadro viene dai dati ISTAT sulla diffusione della povertà in Italia, relativi al 2024., che danno quasi sei milioni di persone in povertà assoluta con un’incidenza delle famiglie in povertà assoluta pari all’8,4% sul totale di quelle residenti, stabile rispetto al 2023, ma più alta nel Mezzogiorno dove coinvolge oltre 886.000 famiglie, il 10,5%, seguita dal Nord-ovest con 595.000 famiglie, 8,1% e dal Nord-est con quasi 395.000 famiglie, 7,6%, mentre il Centro conferma i valori più bassi con 349.000 famiglie, 6,5%. Tra le famiglie assolutamente povere, il 39,8% risiede nel Mezzogiorno (38,7% nel 2023), il 44,5% al Nord (45% nel 2023), il restante 15,7% risiede nel Centro (16,2% nel 2023). A livello individuale, la povertà assoluta aumenta nelle Isole dove arriva al 13,4% della popolazione.
La povertà assoluta ha un’incidenza maggiore fra i più giovani: è al 13,8% fra i minori, pari a quasi 1.300.000 bambini e ragazzi in povertà, il valore più alto dal 2014. Fra i soli minori, è più alta nei bambini dai 7 ai 13 anni fra i quali raggiunge il 14,9%, aumentando rispetto al 2023; è alta anche fra i bambini dai 4 ai 6 anni, al 14,8%. Varia poi dal 12,1% del Centro al 16,4% del Mezzogiorno. L’incidenza della povertà assoluta è poi all’11,7% fra i giovani di 18-34 anni, pari a circa 1.153.000 individui; per i 35-64enni si mantiene invariata al 9,5%, ma anche questo è il valore massimo raggiunto dal 2014. Fra gli over 65 si attesta invece al 6,4%.

Le famiglie in povertà assoluta in cui sono presenti minori, spiega ancora l’ISTAT, sono quasi 734.000, il 12,3%. Fra queste l’incidenza più elevata, pari al 23,9%, si osserva per le famiglie di altra tipologia, dove convivono più nuclei familiari e/o sono presenti membri aggregati. Fra le coppie, la diffusione della povertà assoluta “aumenta al crescere del numero di figli minori, 7,3% per le coppie con un figlio minore, 10,6% per quelle con due figli minori e 20,7% se i figli minori sono almeno tre, attestandosi su valori elevati anche tra le famiglie monogenitore con minori (14,4%)”.
Sulla condizione sociale ed economica delle famiglie ha un impatto anche il fattore cittadinanza. In famiglie composte solamente da italiani l’incidenza della povertà assoluta si attesta all’8% e diventa cinque volte più elevata (40,5%) per quelle composte unicamente da stranieri (si ferma al 33,6% nel caso nella famiglia con minori composte da membri sia italiani sia stranieri).
Critica la situazione delle famiglie numerose: la povertà assoluta colpisce il 21,2% delle famiglie tra quelle con cinque e più componenti e l’11,2% tra quelle con quattro, per scendere all’8,6% tra le famiglie di tre componenti. Fra le coppie con tre o più figli, quasi una su cinque è in povertà assoluta (19,4%) e, anche, per le famiglie di altra tipologia, dove spesso coabitano più nuclei familiari e/o sono presenti membri aggregati, l’incidenza è superiore alla media (15,7%). In povertà assoluta è però anche più di una famiglia su 10 tra quelle monogenitore (11,8%).

«Dati impressionanti. Indegni di un Paese civile. Mai così tanti poveri assoluti in Italia dall’inizio delle serie storiche! Una dimostrazione del fatto che nella prossima manovra bisognerebbe aiutare questi poveri che non ce la fanno ad arrivare a fine del mese. Invece di dare 440 euro in più a chi guadagna 50.000 euro, non solo per una questione di equità fiscale, ma, anche, perché si sprecano risorse pubbliche, visto che quei soldi difficilmente serviranno a rilanciare i consumi, andando in gran parte in risparmio», dice Massimiliano Dona, presidente dell’UNC, Unione Nazionale Consumatori.
«Se i dati sulla povertà appaiono stabili rispetto al 2023, il confronto col periodo pre-Covid è impietoso. Il numero di famiglie povere passa infatti da 1.674.000 del 2019 a 2.224.000 del 2024, con una incidenza sul totale delle famiglie che sale dal 6,4% all’8,4%. Il numero di individui poveri cresce nello stesso periodo da 4.593.000 (7,7% del totale) a 5.744 .000 (9,8% del totale), +1.100.000 di cittadini poveri in 5 anni. Nel Mezzogiorno la quota di cittadini in povertà assoluta sale dal 10,1% del 2019 al 12,5% del 2024», spiega il Codacons sottolineando il confronto col 2019, anno pre-pandemia che ha visto un deciso peggioramento: in cinque anni le persone povere sono aumentate di oltre 1.000.000.


