A coloro, che leggeranno questo scritto, a cui chiedo umilmente scusa, per i riferimenti puramente casuali, consiglio di guardare a regine, moschettieri e personaggi minori, senza fare distinguo tra generi e colori partitici, a ben guardare, ogni colorazione politica ha la sua regina e i suoi Moschettieri, in lotta con paggi e lacchè.
di Piero Mastroiorio —
Nel cuore del regno di SanZvir -per gli amici non di lingua, San Severo- che sarà bellissimo, nel tempo, un tempo indecifrato, una città “bellissima” con strade acciottolate e imponenti palazzi di pietra, i leggendari Moschettieri vivono un’epoca di gloria e mistero. Lontano dalle loro battaglie più conosciute, si trovano al “servizio” di un compito che li porta a confrontarsi con intrighi e segreti di palazzo, quello che fu un tempo dei Frati Celestini, della Congregazione di Pietro del Morrone, detti Fratelli di Santo Spirito o majellesi, per via della loro dimora, l’eremo di Santo Spirito a Maiella, loro primo insediamento.
Il Palazzo di Città, una residenza magnificente, non circondata da giardini lussureggianti, come qualcuno potrebbe pensare, ma da altro, che qui mi sembra il caso di non nominare, è un’altra storia, ospita, molti paggi, qualche lacchè e qualche regina. Avete letto bene, in tempo di democrazia, meglio dire una “dittodemocratizia”, dove tutti si credono re, compresi gli utili idioti e i cretini funzionali, le regine, donne di straordinaria intelligenza, con una forza interiore che non tutti riescono a comprendere, si guardano da una corte minata da complotti e tradimenti, dove ogni giorno sembra una lotta per mantenere l’ordine e la pace tra gli squittenti tirapiedi.
D’Artagnan, Athos, Porthos e Aramis, famosi Moschettieri, giungono a palazzo con l’ordine di proteggere, una delle due regine da una minaccia che nessuno osava nominare. Si sussurrava di una cospirazione che aveva radici ben più profonde di quanto chiunque potesse immaginare. La regina, dal canto suo, accoglieva i Moschettieri con un sorriso enigmatico, ma nel suo sguardo si leggeva preoccupazione, tanto che, durante una cena, a cui parteciparono solo i più fidati, ebbe a dire: «Cari Moschettieri avete fatto il vostro dovere, negli ultimi tempi, ma ora il pericolo si è fatto più vicino. Non si tratta solo di schermaglie, ma di un nemico che agisce nell’ombra.».
D’Artagnan, con audacia, chiese: «Regina, di quale minaccia parliamo? I vostri nemici sono all’interno del palazzo o fuori, nelle chat, nei vari social, nascosti da selve di testiere e impenetrabili monitor?».
«Non è semplice. Ci sono traditori tra noi, ma il cuore del complotto giace altrove. Alcuni vogliono il mio scranno, ma altri cercano qualcosa di più… Qualcosa che potrebbe distruggere l’intero equilibrio», rispose la regina, fissando, uno ad uno, i suoi interlocutori.
Palazzo Celestini, con la sua maestosità, dopo queste parole, sembra, improvvisamente un luogo ostile, dove ogni angolo, qualcuno ha visto ombre che «senza averne titolo, si aggirano per gli assessorati», può nascondere una lama pronta a colpire. I Moschettieri, non curanti della tensione che cresce ad ogni parola, consci del fatto che, non sarebbero riusciti a proteggere la regina, se non avessero scoperto, prima, il vero volto del tradimento, si separarono, per indagare: Athos si infiltrò tra i paggi, Porthos tra i lacchè, Aramis, ridendo a crepa pelle, prese a frequentare gli ambienti degli utili idioti e quello dei cretini funzionali, D’Artagnan, infine, si concentrò su un’altra pista: un misterioso “consigliere” che, sembrava essere vicino alla regina, ma che nessuno conosceva davvero.
Alla fine, grazie all’intuito di D’Artagnan, venne svelato il piano diabolico: il “consigliere”, uomo di grande intelligenza e ambizione, al soldo del Cardinale Armand-Jean du Plessis de Richelieu, aveva manipolato i manutengoli, per condurre la regina verso una trappola politica, che avrebbe avuto come risultato la sua deposizione. Il suo obiettivo? Prendere, in tutta probabilità, il potere per sé.
In una notte tempestosa, i Moschettieri riuscirono a smascherare il traditore, non palesando il suo nome, perché il complotto è lontano dall’essere fermato, tanto che, con grande sacrificio continuano a seguire le vicende del Palazzo di Città, luogo di intrighi e giochi di potere, che, in un tempo non vicino, tornerà bellissimo, rifugio sicuro per la regina, che non lesina frasi di incoraggiamento ai suoi fedelissimi: «Voi siete la mia spada e il mio scudo e senza di voi, non potrei mai essere al sicuro.». Ricambiata dai Moschettieri, fedeli, che con un sorriso e un brindisi pronunciano la più famosa frase: «Tutti per uno, uno per tutti!».
PS: a coloro, che sono giunti fino a questo punto della storia, a cui chiedo umilmente scusa, per i riferimenti puramente casuali, consiglio di guardare a regine, moschettieri e personaggi minori, senza fare distinguo tra generi e colori partitici, a ben guardare, ogni colorazione partitica ha la sua regina e i suoi Moschettieri, in lotta con paggi e lacchè.