Il Comitato Nazionale per la Bioetica ha parlato di necessità di informazione trasparente sui vaccini: come mai, sia i media, che il governo, hanno censurato l’informazione trasparete insieme alla Risoluzione n. 2361 dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa, in cui si chiede agli Stati membri di «garantire che i cittadini siano informati che la vaccinazione NON è obbligatoria e che nessuno può essere sottoposto a pressioni»?

di Piero Mastroiorio —

Stavo pensando a quanto sta accadendo sulla vetrina della disinformazione più grande del mondo: Facebook. Dove ognuno, con un non ben definito dottorato in merito, acquistato, forse, al mercato delle pulci, pontifica su vaccini e su perché vanno fatti, soprattutto, sulla loro presunta obbligatorietà e patentini vaccinali.
Prima di addentrarci oltre nel discorso, vorrei porre una domanda, la cui risposta viene dalla logica e dal buon senso: può un farmaco, sperimentale, senza dati a medio e lungo termine, ESSERE OBBLIGATORIO e sottoposto a PATENTINO?
Tenete a mente la vostra risposta e cominciamo il nostro discorso, partendo da un presupposto: niente e nessuno può improvvisare leggi e norme senza una normativa nazionale.

La più grande confusione nasce sui posti di lavoro, dove, pur di procedere con il salvifico composto, si minacciano i dipendenti, anche, della perdita del posto di lavoro, dimenticando che tanti autorevoli giuristi si sono già espressi ampiamente sulla materia e nel merito: l’Art. 2087 del Codice Civile impone al datore di lavoro di «adottare le misure che, secondo la particolarità del lavoro, l’esperienza e la tecnica, sono necessarie a tutelare l’integrità fisica e la personalità morale del prestatore di lavoro.».
La vaccinazione è una misura adottabile in ambito lavorativo?
La risposta è semplice: è un trattamento sanitario e l’Art. 32 della Costituzione chiarisce che «nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge.». Quindi, è chiaro che l’unico modo per rendere obbligatorio il vaccino anti-Covid è una legge dello Stato
Detto questo il CNB, Comitato Nazionale per la Bioetica, organismo consultivo della Presidenza del Consiglio dei Ministri, ha emanato, il 27 novembre 2020, un importante parere intitolato Vaccini e Covid-19: aspetti etici per la ricerca, il costo e la distribuzione, in cui, tra le tra le varie raccomandazione, evidenziava la necessità di «un’adeguata informazione e comunicazione… La comunicazione ai cittadini deve essere trasparente, chiara, comprensibile, consistente e coerente, basata su evidenze e dati scientifici; una comunicazione non propagandistica, non paternalistica, che non lasci margini di incertezza, indicando i benefici attesi e i rischi».
L’Italia che fa, come gestisce l’informazione, non vi sembra che l’informazione mediatica sia sempre più appiattita sulla logica della propaganda e della censura? 
A proposito di censura: è passata del tutto inosservata la notizia che il 27 gennaio 2021 l’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa, composto da 324 parlamentari ed altrettanti supplenti, che danno origine alle delegazioni delle rappresentanze politiche dei 47 Paesi membri, ha approvato la Risoluzione n. 2361 (2021), contenente indicazioni relative alla distribuzione e alla somministrazione dei vaccini contro il Covid-19, prendendone in considerazione i risvolti pratici ed etici e fornendo agli Stati linee guida e principi da seguire per una campagna vaccinale efficiente, efficace, equa e su base volontaria, alcune delle quali meritano di essere segnalate:

  • punto 7.3.1, prevede espressamente di «garantire che i cittadini siano informati che la vaccinazione NON (scritto in maiuscolo nel testo ufficiale) è obbligatoria e che nessuno può essere politicamente, socialmente o altrimenti sottoposto a pressioni per farsi vaccinare, se ciò va contro la sua volontà».
  • punto 7.3.2, stabilisce di «garantire che nessuno sia discriminato per non essere stato vaccinato, a causa di possibili rischi per la salute o per non aver comunque prestato il proprio consenso».
  • punto 7.3.5 prescrive di «comunicare in modo trasparente i contenuti dei contratti con i produttori di vaccini e renderli pubblicamente disponibili per il controllo parlamentare e pubblico».
  • punto 7.5.2 indica di «utilizzare i certificati di vaccinazione solo per lo scopo designato di monitorare l’efficacia del vaccino, i potenziali effetti collaterali e gli eventi avversi».
  • punto 8, la stessa Assemblea Parlamentare, richiamando la precedente Risoluzione 2337 (2020) sulle Democrazie di fronte alla pandemia Covid-19, ha ribadito che, «in quanto istituzioni cardine della democrazia, i parlamenti devono continuare a svolgere il loro triplice ruolo di rappresentanza, legislazione e controllo in circostanze pandemiche» e pertanto sono tenuti ad «esercitare tali poteri, se del caso, anche in relazione allo sviluppo, assegnazione e distribuzione dei vaccini Covid-19».

Non vi sembra che tali risoluzioni, non solo, sono state di fatto censurate dai canali d’informazione ufficiali, ma sono state pure disattese dalle autorità pubbliche?
E’ stato, forse, esautorato il Parlamento italiano nella gestione dell’emergenza sanitaria Covid-19, come sono state sospese, forse, anche, lo stato di diritto, le garanzie costituzionali e le libertà fondamentali degli italiani?
Non vi sembra che sulla questione dell’obbligatorietà dei vaccini, le autorità pubbliche stanno agendo in modo esattamente contrario a quanto stabilito dalla Risoluzione n. 2361 dell’Europa?
Qualcosa, sembra, non quadrare: perché censurare e violare le linee guida emanate dall’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa?
Si tratta soltanto di strumentalizzazioni politiche, di interessi economici delle case farmaceutiche, o, c’è qualcos’altro?

L’Assemblea europea, che considera i vaccini «bene pubblico globale», sostiene che «deve essere garantito che tutti i Paesi abbiano potuto vaccinare il personale medico e i gruppi vulnerabili prima di estendere la vaccinazione ai gruppi non a rischio», con la Risoluzione n. 2361 (2021), che gli Stati non devono rendere la vaccinazione contro il Covid obbligatoria per nessuno e, almeno per il momento, non devono utilizzare i certificati di vaccinazione come passaporti, evidenziando, soprattutto, che «gli Stati devono informare i cittadini che la vaccinazione non è obbligatoria e che nessuno deve farsi vaccinare se non lo vuole» e bisogna «garantire che nessuno sarà discriminato se non è vaccinato.».
Gli europarlamentari hanno votato quasi in blocco per inserire un emendamento con cui si dicono contrari all’uso dei certificati di vaccinazione come passaporti: «i certificati di vaccinazione devono essere utilizzati solo per monitorare l’efficacia, i potenziali effetti collaterali e negativi dei vaccini», perché «utilizzarli come passaporti sarebbe contrario alla scienza in assenza di dati sulla loro efficacia nel ridurre la contagiosità, la durata dell’immunità acquisita.».

Ancora a proposito dei i pass, delle app capaci di rendere informazione sull’essersi vaccinati o meno, come condizione per l’accesso a determinati locali o per la fruizione di taluni servizi, come hotel, aeroporti, stazioni, palestre, ecc. è intervenuto il Garante per la Privacy, Garante per la protezione dei dati personali, che, con il comunicato del 1° marzo 2021, ha richiamato, in primis, l’attenzione dei decisori pubblici e degli operatori privati sull’obbligo di rispettare la disciplina in materia di dati personali, sottolineando: «I dati relativi allo stato vaccinale sono dati particolarmente delicati e un loro trattamento non corretto può determinare conseguenze gravissime per la vita e i diritti fondamentali delle persone: conseguenze che, nel caso di specie, possono tradursi in discriminazioni, violazioni e compressioni illegittime di libertà costituzionali.».
Pertanto, il Garante, ritiene che il trattamento dei dati relativi allo stato vaccinale di una persona, a fini dell’accesso a determinati luoghi o per il godimento di taluni servizi, «debba essere oggetto di una norma di legge nazionale, conforme ai principi in materia di protezione dei dati personali (in particolare, quelli di proporzionalità, limitazione delle finalità e di minimizzazione dei dati), in modo da realizzare un equo bilanciamento tra l’interesse pubblico che si intende perseguire e l’interesse individuale alla riservatezza.».
Quindi, niente utilizzo in qualsiasi forma, di app o di pass destinati a distinguere fra soggetti vaccinati e soggetti non vaccinati, né da parte di soggetti pubblici, né da parte di soggetti privati.
Lo stesso 1° marzo 2021,  Ginevra Cerrina Feroni, Vice Presidente del Garante per la protezione dei dati personali, è intervenuta sullo stesso tema, con comunicato pubblicato sul sito del Garante medesimo, ricordando che l’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, nella Risoluzione del 27 gennaio 2021, quella presa in esame prima, ha messo in guardia da forme di discriminazione nei confronti di coloro che decidano di non vaccinarsi, nel pieno esercizio della loro libertà di autodeterminazione, sottolineando che, se non c’è obbligo di vaccino: «non sono ammissibili forme alcune di discriminazione, nel senso di limitazione e compressione di diritti in danno di soggetti che non abbiano ancora potuto vaccinarsi o rinunzino alla copertura vaccinale.». Ciò anche alla luce del dettato dell’Art. 32 della Costituzione: «Ne discende dunque che la previsione di un pass/certificato recante informazioni sulla sottoposizione del cittadino al vaccino – al fine di consentire l’accesso, riservato o privilegiato, in determinati luoghi (aeroporti, alberghi, cinema, ristoranti, ecc.) e la fruizione di determinati servizi incidenti sul libertà costituzionalmente garantite (di svago, di libera esplicazione della propria personalità, di circolazione) introdurrebbe, direttamente, un trattamento discriminatorio e sanzionatorio per i non vaccinati e, in forma surrettizia, l’obbligo del vaccino.». Se, poi, pass o certificati si volessero davvero fare, «un tale obbligo, con le correlate ‘sanzioni’, non potrebbe che essere il frutto di una chiara scelta legislativa statuale» e «non certo quello dell’iniziativa estemporanea, pur animata dalle migliori intenzioni, di singole istituzioni pubbliche o di operatori privati», precisa la Vice Presidente, Ginevra Cerrina Feroni.

Vi sembra possibile che si faccia una legge di obbligatorietà vaccinale per la somministrazione di un prodotto di cui nessuno si assume le responsabilità, in caso di effetti collaterali gravi, neppure la casa produttrice, stando a quanto fa sapere ‘The Independent’, circa il fatto che il governo inglese avrebbe «concesso al gigante farmaceutico Pfizer un’indennità legale per proteggerlo dall’essere citato in giudizio»?
Vi sembra possibile che si faccia una legge di obbligatorietà vaccinale su un prodotto che, gli stessi enti certificatori statali hanno definito la sua durata protettiva essere «non è ancora definita con certezza perché il periodo di osservazione è stato necessariamente di pochi mesi, ma le conoscenze sugli altri tipi di coronavirus indicano che la protezione dovrebbe essere di almeno 9-12 mesi»?
Vi sembra possibile che si faccia una legge di obbligatorietà vaccinale su un prodotto i cui «studi clinici condotti finora hanno permesso di valutare l’efficacia del vaccino COVID-19 mRNA BNT162b2 (Comirnaty) sulle forme clinicamente manifeste di COVID-19 ed è necessario più tempo per ottenere dati significativi per dimostrare se i vaccinati si possono infettare in modo asintomatico e contagiare altre persone. Sebbene sia plausibile che la vaccinazione protegga dall’infezione, i vaccinati e le persone che sono in contatto con loro devono continuare ad adottare le misure di protezione anti COVID-19»?
Vi sembra possibile che si faccia una legge di obbligatorietà vaccinale su un prodotto che in relazione alla sua efficacia protettiva precisa «il vaccino protegge la singola persona, ma se siamo in tanti a vaccinarci, potremmo ridurre in parte la circolazione del virus e quindi proteggere anche tutte le persone che non si possono vaccinare: la vaccinazione si fa per proteggere se stessi, ma anche la comunità in cui viviamo.»?
Vi sembra possibile che si faccia una legge di obbligatorietà vaccinale su un prodotto che alla domanda relativa alla possibilità di essere ancora contagiosi una volta vaccinati, rispondono: «Non lo sappiamo ancora. Sarà ancora necessario esaminare l’efficacia del vaccino nel prevenire infezioni asintomatiche, in particolare i dati delle sperimentazioni cliniche e quelli delle somministrazioni dopo l’autorizzazione. Pertanto, per il momento, anche le persone vaccinate dovranno continuare a indossare le mascherine, a evitare assembramenti in luoghi chiusi, a rispettare il distanziamento sociale e tutte le altre norme. Anche altri fattori, tra cui il numero di persone vaccinate e le modalità di contagio nelle comunità, potranno portare a una revisione dei presenti orientamenti»?
Alle domande, sperando che nessuno di noi venga colpito da questo maledetto virus, tenendo presente la nostra Nazione, dove tutto è un allarme, ultimo l’invasione delle mascherine che non proteggono, come da servizi video postati in questa pagina, realizzati da Fuori dal Coro, il programma di Mario Giordano, in onda su Rete 4, in vendita nelle farmacie e presenti in gran numero negli ospedali, le FFP 1282, si potrebbe dare un’unica risposta: «Abbiamo già oltre 5 mln di vaccinati. Il mio obiettivo è arrivare a far sì che entro l’estate TUTTI GLI ITALIANI CHE VOGLIONO VACCINARSI, possano avere avuto la somministrazione», ha detto il ministro della Salute, Roberto Speranza, a in Mezz’ora in più su Rai3, lo scorso 7 marzo 2021, o, più cinicamente, se volete: chi vivrà, vedrà, la galanteria del tempo, che è il padre di ogni verità!

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