Un Rapporto sulle prospettive per la produzione agricola nel prossimo decennio reso noto da FAO ed OCSE, relativo alla necessità di garantire il cibo a una popolazione in continuo aumento, agli impatti della crisi climatica, le sfide che il settore agroalimentare globale dovrà affrontare nel prossimo decennio, rivela «l’importanza della pace e della trasformazione dei nostri sistemi agroalimentari per garantire a tutti l’accesso al cibo.».

di Redazione —

Secondo quanto emerge da un rapporto sulla produzione agricola, diffuso il 29 giugno 2022, dalla FAO, Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura e dall’OCSE, Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, dal titolo OECD-FAO Agricultural Outlook 2022-2031, relativo alla necessità di garantire il cibo a una popolazione in continuo aumento, agli impatti della crisi climatica, le sfide che il settore agroalimentare globale dovrà affrontare nel prossimo decennio, nonché, alle conseguenze economiche e le interruzioni dell’approvvigionamento alimentare legate alla guerra in Ucraina, come afferma Qu Dongyu, Direttore Generale della FAO, spiegando: «L’aumento dei prezzi di cibo, fertilizzanti, mangimi e carburante, così come l’inasprimento delle condizioni finanziarie, stanno diffondendo sofferenze umane in tutto il Mondo. Si stima che circa 19.000.000 di persone in più, a livello globale, potrebbero soffrire di denutrizione cronica nel 2023, se la riduzione della produzione alimentare globale e dell’offerta alimentare dai principali paesi esportatori, tra cui Russia e Ucraina, si tradurrà in una minore disponibilità di cibo che colpisce in tutto il Mondo.».

Secondo il Rapporto FAO-OCSE, si prevede che il consumo alimentare globale, principale utilizzo delle materie prime agricole, aumenterà dell’1,4% annuo nel prossimo decennio e sarà trainato principalmente dalla crescita della popolazione., in particolare, come spiega il report: «la maggior parte della domanda aggiuntiva di cibo continuerà a provenire dai Paesi a basso e medio reddito, mentre nei Paesi ad alto reddito la domanda sarà limitata dalla lenta crescita della popolazione e dalla saturazione del consumo pro capite di diversi gruppi di prodotti alimentari. Le diete nei Paesi a basso reddito, tuttavia, rimarranno probabilmente in gran parte basate sui prodotti di base e il consumo di cibo non aumenterà a sufficienza per raggiungere l’obiettivo ‘Fame Zero’ entro il 2030.».
Nel prossimo decennio, tra l’altro, si prevede che la produzione agricola globale aumenterà dell’1,1% all’anno, con la produzione aggiuntiva che verrà prodotta principalmente nei Paesi a reddito medio e basso. Le prospettive presuppongono un più ampio accesso agli input e mostrano che maggiori investimenti volti a migliorare la produttività in tecnologia, infrastrutture e formazione saranno fattori determinanti della crescita agricola. Tuttavia, prosegue il Report, «un aumento prolungato dei prezzi dei fattori di produzione dell’energia e dell’agricoltura, come i fertilizzanti, potrebbero limitare la produttività e la crescita della produzione nei prossimi anni.».

Le prospettive evidenziano anche il contributo significativo dell’agricoltura al cambiamento climatico. Si prevede che le emissioni dirette di GHG, gas serra, dall’agricoltura aumenteranno del 6% nel prossimo decennio, con il bestiame che rappresenterà il 90% di questo aumento, come spiegano FAO e OCSE nel Rapporto: «Saranno necessari maggiori sforzi affinché il settore agricolo contribuisca efficacemente alla riduzione globale delle emissioni di gas a effetto serra come stabilito nell’accordo di Parigi sui cambiamenti climatici, compresa l’adozione su larga scala di processi e tecnologie di produzione “climaticamente intelligenti“, in particolare nel settore zootecnico.».
A questo punto, come giusto che sia, non manca la domanda che sorge spontanea: quali li sono le cause dell’aumento dei prezzi?
Secondo quanto emerge dal Rapporto FAO-OCSE, i prezzi dei prodotti agricoli sono stati spinti al rialzo da una serie di fattori, tra cui la ripresa della domanda in seguito allo scoppio della pandemia di Covid-19 e le conseguenti interruzioni dell’offerta e degli scambi, il maltempo e l’aumento dei costi di produzione e trasporto.
Nel rapporto si fornisce anche una valutazione a breve termine di come la guerra possa influenzare sia i mercati agricoli globali che la sicurezza alimentare, sottolineando, in particolare, i principali rischi per i principali mercati delle materie prime: «i prezzi di equilibrio del grano potrebbero essere del 19% al di sopra dei livelli prebellici se l’Ucraina perdesse completamente la sua capacità di esportare e del 34% se, in aggiunta, le esportazioni russe raggiungessero il 50% degli importi normali. Uno scenario che simula una grave carenza di esportazioni dall’Ucraina e dalla Russia nel 2022/23 e nel 2023/24, presumendo che non vi sia alcuna risposta alla produzione globale, suggerisce un ulteriore aumento del numero di persone cronicamente denutrite nel mondo a seguito della pandemia di Covid-19.».

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