In occasione della Giornata mondiale dell’acqua, l’ISTAT ha pubblicato le statistiche degli anni 2019-2021 rivelando come molta ne vada persa, con situazioni più gravi a Siracusa (67,6%), Belluno (68,1%), Latina (70,1%) e Chieti (71,7%), cosa che porta ad un continuo razionamento dell’acqua nei capoluoghi del Mezzogiorno, nel 2020 sono state adottate misure di razionamento a Cosenza, Trapani, Agrigento, Caltanissetta, Palermo, Reggio Calabria, Ragusa, Pescara, Enna, Avellino e Catania.

di Redazione —

In occasione della Giornata mondiale dell’acqua, istituita dall’ONU nel 1992 e celebrata ogni anni il 22 marzo, l’ISTAT, Istituto di Statistica nazionale, ha messo insieme le statistiche italiane sull’acqua degli anni 2019-2021, fotografano una serie di fenomeni preoccupanti, quali le perdite di rete pari a oltre un terzo e le disparità territoriali, che continuano a tagliare l’Italia in due, col Mezzogiorno che registra ancora situazioni di razionamento e, contemporaneamente, una spesa superiore per l’acqua.

Diversi sono i numeri sull’acqua che l’ISTAT mette insieme, consultabili nel dettaglio, cliccando QUI, come quelli relativi al 2021, quando il 9,4% le famiglie ha lamentano irregolarità nel servizio idrico, le famiglie che non si fidano a bere acqua del rubinetto sono 28,5%, contro il 40,1% del 2002 e il 29,9% del 2016, o le notevoli differenze territoriali che vanno dal 16,8% nel Nord-est al 57,2% nelle Isole. Comunque, nel 2021, l’86% delle famiglie si dichiara soddisfatto del servizio idrico, mentre il 65,9% delle persone di 14 anni e più è attento a non sprecare acqua.
Nel Report Acqua 2022 dell’ISTATuno dei fenomeni che ritorna è la dispersione dell’acqua, non tutta l’acqua immessa viene effettivamente erogata agli utenti finali: «Nel 2020 sono andati persi 41 metri cubi al giorno per km di rete nei capoluoghi di provincia/città metropolitana, pari al 36,2% dell’acqua immessa in rete, 0,9 miliardi di metri cubi (era il 37,3% nel 2018 e il 39% nel 2016). Le perdite totali di rete hanno importanti ripercussioni ambientali, sociali ed economiche, soprattutto per gli episodi di scarsità idrica sempre più frequenti. Sono da attribuire a fattori fisiologici presenti in tutte le infrastrutture idriche, alla vetustà degli impianti, prevalente, soprattutto, in alcune aree del territorio e a fattori amministrativi, riconducibili a errori di misura dei contatori e ad allacci abusivi, per una quota che si stima pari al 3% delle perdite.».

In più di un capoluogo su tre le perdite di rete sono però superiori al 45%. Le situazioni più gravi si trovano a Siracusa (67,6%), Belluno (68,1%), Latina (70,1%) e Chieti (71,7%), cosa che porta ad un continuo razionamento dell’acqua nei capoluoghi del Mezzogiorno, nel 2020 sono state adottate misure di razionamento a Cosenza, Trapani, Agrigento, Caltanissetta, Palermo, Reggio Calabria, Ragusa, Pescara, Enna, Avellino e Catania, come spiega il report: «Nel 2020, ben 11 Comuni capoluogo di provincia/città metropolitana, localizzati tutti nel Mezzogiorno, hanno fatto ricorso a misure di razionamento nella distribuzione dell’acqua potabile, disponendo la riduzione o sospensione dell’erogazione idrica. Ciò a seguito della forte obsolescenza dell’infrastruttura idrica, dei problemi di qualità dell’acqua per il consumo umano e dei sempre più frequenti episodi di riduzione della portata delle fonti di approvvigionamento, che rendono scarsa o addirittura insufficiente la disponibilità della risorsa idrica in alcune aree del territorio.».

La spesa per l’acqua di rubinetto confrontata con quella per la minerale in bottiglia è di poco superiore, la spesa media mensile delle famiglie per la fornitura di acqua in casa nel 2020 è di circa 15 €, mentre la spesa media mensile per l’acqua minerale ammonta circa a 12,56 €, di poco inferiore la spesa media mensile per l’acqua minerale, diffusa in 7 famiglie su 10, come lo stesso Report spiega: «Le famiglie hanno speso in media 14,68 € al mese per la fornitura di acqua nell’abitazione nel 2020, pari allo 0,6% della spesa complessiva per il consumo di beni e servizi. La spesa mensile delle famiglie risulta superiore alla media nazionale nel Mezzogiorno (17,48 €) e al Centro (16,50 €), inferiore al Nord (12,05 €).
Nello stesso anno, la spesa mensile sostenuta dalle famiglie per l’acquisto di acqua minerale è di 12,56 € (-0,1% rispetto all’anno precedente) e pari a circa 2 € in meno rispetto alla spesa sostenuta per la fornitura di acqua. Tuttavia, dal 2015 la spesa familiare per acqua minerale cresce a un ritmo superiore rispetto a quella effettuata per la fornitura di acqua nelle abitazioni (+22,3% contro +9,6%).».
Nel 2021, in due terzi delle famiglie (66,7%) almeno uno dei componenti consuma quotidianamente almeno un litro di acqua minerale, dato in crescita rispetto agli ultimi anni. Ci sono anche per questi valori delle differenze regionali, per cui il consumo di acqua minerale è maggiore nelle Isole (69,7%), e minore al Sud (63,3%).

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