FESTELLI: «In attesa di una legislazione italiana sull’allevamento e la produzione di insetti approvati dalla CE, ricordiamo, che la farina di grillo, oltre ad essere totalmente avulsa dalle tradizioni gastronomiche italiane e mediterranee, è giuridicamente trattata come allergene… Un’indicazione chiara in etichetta è doverosa, sia per prevenire reazioni allergiche, sia per tutelare chi produce prodotti tradizionali.».

di Piero Mastroiorio —

Confconsumatori, in audizione alla Camera, nel pomeriggio dello scorso 6 marzo 2023, ha chiesto trasparenza sulle etichette alimentari e in particolare ha avanzato la richiesta che «chi deciderà di utilizzare farine di “acheta domesticus”, per la produzione di alimenti, riporti tra gli ingredienti non il nome zoologico dell’animale ma il termine comune di “grillo/i domestico/i.». La richiesta sulla farina di grillo, un novel food autorizzato all’inizio di quest’anno, fa parte di un più ampio pacchetto di proposte di Confconsumatori, che ha partecipato all’Audizione della X Commissione della Camera, Attività Produttive, Commercio e Turismo, riguardante l’Indagine conoscitiva sul Made in Italy: valorizzazione e sviluppo dell’impresa italiana nei suoi diversi ambiti produttivi”, insieme ad altre associazioni del CNCU, Consiglio Nazionale Consumatori Utenti.

Atteso che è possibile commercializzare in Europa la polvere sgrassata di grillo, come da autorizzazione dell’Unione Europea, che permette l’immissione sul mercato della polvere parzialmente sgrassata di Acheta domesticus, grillo domestico, secondo quanto previsto dal Regolamento di esecuzione Ue 2023/5 della Commissione del 3 gennaio 2023, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale comunitaria, malgrado le rassicurazioni europee, Confconsumatori ha chiesto, in audizione, di garantire al consumatore la massima trasparenza in etichetta facendo riferimento non al nome zoologico dell’animale, ma al nome comune, cioè, grillo domestico, come spiega il suo presidente, Marco Festelli: «In attesa di una legislazione italiana sull’allevamento e la produzione di insetti approvati dalla CE,  ricordiamo, che la farina di grillo, oltre ad essere totalmente avulsa dalle tradizioni gastronomiche italiane e mediterranee, è giuridicamente trattata come allergene, alla stregua dei crostacei. Un’indicazione chiara in etichetta è doverosa, sia per prevenire reazioni allergiche, sia per tutelare chi produce prodotti tradizionali. Molti prodotti italiani “Doc” utilizzano materie prime non italiane. Confconsumatori ritiene importante identificare con il marchio “Made in Italy” quei prodotti che siano interamente realizzati in Italia con componenti esclusivamente italiane. Questo non solo nel Food, ma anche in altri settori di eccellenza, come la manifattura italiana. Ove non fosse possibile avere filiere, food e non food, unicamente e totalmente italiane sarà, comunque, doveroso incrementare la qualità, la tracciabilità e la sicurezza dei prodotti italiani a marchio con una ricerca mirata di innovazioni, che giustifichino il livello elevato delle caratteristiche di questi prodotti rispetto agli altri presenti sul mercato, ovviamente, on dati reali e misurabili.».

L’associazione ha chiesto poi di aumentare la cultura del consumatore italiano ed europeo circa il significato di “Made in Italy, che potrebbe portare, secondo Confconsumatori, a «un significativo aumento dei consumi dei prodotti italiani. Occorre far crescere la conoscenza su marchi di qualità, sia per il food che per il non food, lavorazioni, produzioni e tradizioni culturali italiane per aumentare la consapevolezza del consumatore nella valutazione del costo/qualità del prodotto.».
Una ulteriore richiesta riguarda il turismo, come sottolinea, concludendo, Festelli: «Il turismo è un atto di consumo e come tale, oltre a garantire tutela e salvaguardia, merita un’adeguata valorizzazione dell’esperienza turistica “Made in Italy”, che presenta eccellenze senza pari a livello globale.». Quindi, Confconsumatori, propone di lavorare anzitutto sull’integrazione dei servizi di informazione, turistici e di mobilità, studiando abbonamenti unici e un unico portale nazionale, per facilitare l’esperienza del turista. Propone poi di rilanciare il turismo rurale, legato alla valorizzazione dei prodotti del territorio.

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