Nel secondo trimestre 2021 cresce il reddito delle famiglie, ma solo dello 0,5%, mentre, diminuisce la propensione al risparmio ed aumenta la spesa per consumi finali, dice l’ISTAT, ma per le Associazioni dei Consumatori si tratta di dati preoccupanti, già superati, di una crisi che non è affatto scongiurata.

di Redazione —

Stando ai dati diffusi, lo scorso 5 ottobre, dall’ISTAT, Istituto di Statistica nazionale, relativi al secondo trimestre del 2021, si nota una crescita dello 0,5% del reddito disponibile delle famiglie, rispetto al trimestre precedente, ma, anche, come la dinamica dei prezzi, +0,4% rispetto al primo trimestre dell’anno il deflatore dei consumi finali delle famiglie, abbia frenato l’incremento del potere d’acquisto, aumentato dello 0,1% rispetto al trimestre precedente e, come, la propensione al risparmio delle famiglie, stimata al 12,9%, sia in flessione del 4,1% rispetto al trimestre precedente, nonché, come la spesa per consumi finali sia aumentata in termini nominali del 5,4%., come commenta l’ISTAT: «Il reddito disponibile delle famiglie e il loro potere d’acquisto hanno segnato lievi aumenti, mentre la crescita sostenuta dei consumi finali ha sospinto al ribasso la propensione al risparmio, rimasta tuttavia a livelli superiori a quelli registrati prima della crisi.».

Per le associazioni dei consumatori non sono dati positivi. Meglio, sono considerati preoccupanti dall’UNC, Unione Nazionale Consumatori, che attraverso le parole del suo Presidente, Massimiliano Dona, sottolinea: «Dopo che nel 2020 il reddito disponibile delle famiglie è diminuito del 2,9% e il potere d’acquisto del 2,6%, avrebbero dovuto avere un rimbalzo decisamente più consistente. A differenza di altri indicatori che hanno già segnato un recupero sui valori pre-crisi, qui siamo ancora in alto mare, nel tunnel della crisi.
Va meglio, apparentemente, il dato tendenziale, con il reddito che sale del 6%, il potere d’acquisto del 5,2% e i consumi finali addirittura del 15,3%, ma sono rialzi del tutto insoddisfacenti, è solo un effetto ottico. Se, infatti, si confrontano i dati resi noti ora dall’Istat con quelli pre-crisi del secondo trimestre 2019, nei dati destagionalizzati il reddito è sotto dello 0,9%, il potere d’acquisto dell’1,6% e la spesa per consumi, quella che apparentemente è andata meglio, è ancora inferiore del 5,9%, meno 15 miliardi e 753 milioni.».

Il CODACONS, attraverso il suo Presidente, Carlo Rienzi, sottolinea che «con l’aumento delle bollette e dei prezzi al dettaglio, i consumi freneranno e verrà intaccato il potere d’acquisto. I dati positivi dell’ISTAT sulla crescita dei consumi nel secondo trimestre sono già superati e dovranno scontrarsi con un quadro oggi profondamente modificato rispetto alla prima metà del 2021. Il fortissimo aumento delle bollette di luce e gas scattato ad ottobre, il caro-benzina e i rincari dei prezzi al dettaglio intaccheranno il potere d’acquisto dei cittadini con effetti diretti sulla spesa. Già nel II trimestre l’andamento al rialzo dei listini ha portato a frenare la crescita del potere d’acquisto, che sale appena del +0,1% rispetto al trimestre precedente. La buona performance dei consumi dovrà quindi fare i conti con rincari di prezzi e tariffe, generalizzati e in tutti i settori, che da un lato stanno riducendo la capacità di acquisto delle famiglie, dall’altro avranno effetti negativi sulla spesa rallentando la ripresa economica del Paese.».

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