Partita, dopo Francia ed Inghilterra, anche in Italia, l’iniziativa “non paghiamo le bollette”, campagna di disobbedienza civile, che punta alla riduzione del costo delle bollette, sulla falsariga della britannica “Don’t Pay in Uk”.

di Redazione —

La campagna di disobbedienza “non paghiamo le bollette”, che punta alla riduzione del costo delle bollette, arriva in Italia, prendendo spunto da quella nata nel Regno Unito “Don’t Pay in Uk”, diffusasi in Francia, si presenta al grande pubblico italiano online, attraverso il sito nonpaghiamo.it, come un “movimento per lo sciopero delle bollette” e nel chiedere la riduzione del costo delle bollette energetiche a un livello accessibile, annuncia: «Se verremo ignorati, il 30 novembre sospenderemo il pagamento di tutte le bollette», sperando di ottenere l’adesione di 1.000.000 di persone.

La campagna contro il caro bollette si presenta come un appello alla disobbedienza civile, tanto che, sul sito dell’iniziativa, si legge: «È ora di fare basta. ‘Noi non paghiamo’ è una campagna di disobbedienza civile nonviolenta che punta ad ottenere la riduzione dei costi delle bollette ai valori precedenti l’inflazione post-covid e la guerra. È una campagna che nasce in Inghilterra, si è diffusa in Francia e ora anche in Italia grazie ad una rete di organizzazioni e forze sociali presenti sui territori.».
La campagna “Non paghiamo, a cui hanno già aderito 2824 cittadini, ad oggi, 8 settembre 2022, si presenta come un movimento di base, chiede un prezzo equo per l’energia, per tutti, nel denunciare che «questo inverno milioni di persone dovranno scegliere fra mangiare o scaldarsi, una famiglia su tre sarà costretta alla povertà energetica e che ci sono più di otto milioni di famiglie a rischio e già ora il 15% delle utenze ha smesso di pagare», punta ad arrivare ad 1.000.000 di adesioni entro il 30 novembre 2022, «data in cui se il governo (qualsiasi esso sia) non avrà messo in atto garanzie per far fronte all’aumento dei prezzi dell’energia, inizieremo con l’autoriduzione o il non pagamento delle bollette.».

Il movimento, nel rivendicare il “diritto ad una vita degna”, richiama le conseguenze della pandemia: «Tutti i governi liberisti continuano a fare scelte che possano mantenere in piedi un sistema economico che affama i popoli e produce disastri ecologici. Dopo due anni di pandemia mondiale, non solo non ci sono stati interventi sui servizi ospedalieri, scolastici e dei trasporti pubblici, ma già nei mesi scorsi abbiamo dovuto far fronte all’aumento del costo della vita, del costo delle bollette e dei carburanti sino ai beni di prima necessità», contesta come non ci sia stato un tentativo di arrivare a una risoluzione non violenta della guerra. E, non riservandosi parole di fuoco contro il libero mercato nella formazione dei prezzi e gli extraprofitti delle imprese di energia, rivendica una transizione “ecosocialista” nel timore di un futuro cupo.
Come si diceva la protesta si richiama alla “Don’t Pay in UK”, il movimento che, diffuso nel Regno Unito, a oggi il contatore online riporta l’impegno a scioperare di quasi 180 mila persone, chiede la riduzione delle bollette energetiche, che rischiano di aumentare a livelli insostenibili, fino a 350 € al mese e fino 4200/4500 circa € l’anno, come si legge su ‘Affari Italiani’ e che si è impegnato a non pagare le bollette energetiche o a disdirle nel momento in cui verrà aumentato il tetto massimo del prezzo dell’energia, come previsto dal 1° ottobre, scrive sul suo sito: «Il mancato pagamento di massa non è un’idea nuova, è successo nel Regno Unito alla fine degli anni ’80 e ’90, quando più di 17.000.000 di persone si sono rifiutate di pagare la ‘Poll Tax’, contribuendo a far cadere il governo e invertendo le sue misure più dure. Anche se una parte di noi che paga con addebito diretto interrompesse i nostri pagamenti, basterebbe a mettere in seria difficoltà le compagnie energetiche e lo sanno. Vogliamo portarli al tavolo e costringerli a porre fine a questa crisi.».

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