UNCEM chiede con urgenza al MISE e al Ministero della Digitalizzazione, che erogano contributi per la sostituzione dei televisori, un supporto operativo e finanziario, per non lasciare senza TV chi vive nei territori montani, perché il problema, in quelle aree, non è certo l’apparecchio televisivo, più o meno smart, ma i ripetitori, che devono essere adeguati.

di Redazione —

Le Valli alpine e appenniniche vedono a rischio la TV e non si esclude che molte case resteranno senza segnale in quelle zone coperte da ripetitori di proprietà degli Enti locali e la colpa non è di certo di Comuni, Unioni, Comunità. Da oggi, 3 gennaio, verso il definitivo cambio delle frequenze, viene adottato un nuovo sistema di collegamento e trasmissione dei segnali TV che rischia di comportare gravi discriminazioni per i residenti nei Comuni di montagna, dove i ripetitori non sono di proprietà delle reti televisive, RAI in primis.

«In diverse aree del Paese il rischio concreto è che le Unioni e i Comuni, o le Comunità montane, debbano far fronte a spese insostenibili per interventi di adattamento dei ripetitori al nuovo sistema. Negli ultimi giorni di dicembre, a fronte delle comunicazioni da parte delle sedi locali MISE di revoca dell’autorizzazione rilasciata agli Enti locali per l’installazione di impianti televisivi DVB-T per garantire il servizio pubblico, che, la RAI, peraltro, non ha mai assicurato in alta montagna e nelle valli laterali, gli Enti locali montani hanno manifestato l’interesse alla prosecuzione con i medesimi impianti dell’esercizio attualmente svolto con la ripetizione del Mux-RAI contenente anche Rai1, Rai2, Rai3. Questo è il primo passo per non perdere la TV nelle valli, ma non basta, purtroppo», dicono Marco Bussone, Presidente nazionale UNCEM, Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani, e Roberto Colombero, Presidente UNCEM Piemonte, che sottolineando come gli Enti abbiano richiesto di garantire, in attesa del rilascio della nuova autorizzazione, la copertura del servizio ai cittadini utenti interessati, senza interruzioni temporali e che solo successivamente all’eventuale assegnazione di nuove frequenze sarà possibile quantificare i costi per gli interventi di adeguamento agli impianti esistenti, spiegano: «Il rischio concreto è che vi siano a breve costi ingenti, a carico degli Enti, per il servizio pubblico cittadini a cui non potrà più essere garantita la visione della trasmissioni RAI, per adeguare un impianto servono almeno 15.000 € e vi sono Enti che ne hanno più di dieci di proprietà. Serve un intervento politico del Governo, ‘MISE’ e ‘Ministero della Digitalizzazione’, in particolare, per ricercare soluzioni che non impattino sugli Enti locali, che non hanno, certamente le disponibilità economiche, per far fronte ad adempimenti, peraltro, non dipendenti dalla propria volontà.».
Intanto, MISE e Ministero della Digitalizzazione erogano contributi per la sostituzione dei televisori, sottostimando il problema delle aree montane, che non è certo l’apparecchio televisivo, più o meno smart, quanto, invece, lo sono i ripetitori, che devono essere adeguati, tanto da far chiedere, con urgenza, all’UNCEM un supporto operativo e finanziario ai due Ministeri, per non lasciare senza TV chi vive nei territori montani. 

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