I nuovi dati della mappa del rischio climatico, realizzata da Legambiente, rivelano come, da gennaio a luglio 2022, siano stati registrati in Italia 132 eventi climatici estremi, numero più alto della media annua dell’ultimo decennio.

di Redazione —

Record di caldo, piogge intense, grandinate estreme, violente trombe d’aria e alluvioni: i dati sull’accelerazione di questi fenomeni in Italia sono sempre più preoccupanti e numeri alla mano, ecco quanto emerge dal nuovo rapporto annuale dell’Osservatorio CittàClima di Leambiente: dal 2010 al 1° novembre 2021, l’Osservatorio ha registrato nella Penisola 1.118 eventi estremi, di cui 133 nell’ultimo anno, segnando un +17,2% rispetto alla passata edizione del rapporto. Gli impatti più rilevanti si sono registrati in 602 comuni italiani, 95 in più rispetto allo scorso anno, con un aumento pari a circa il18%. Nello specifico si sono verificati 486 casi di allagamenti da piogge intense, 406 casi di stop alle infrastrutture da piogge intense con 83 giorni di stop a metropolitane e treni urbani, 308 eventi con danni causati da trombe d’aria, 134 gli eventi causati da esondazioni fluviali, 48 casi di danni provocati da prolungati periodi di siccità e temperature estreme, 41 casi di frane causate da piogge intense e 18 casi di danni al patrimonio storico, con 261 morti, 9 solo nei primi 10 mesi del 2021.

immagine di repertorio

«L’Italia continua ad essere l’unico dai grandi Paesi europei ad essere sprovvisto di un piano nazionale di adattamento al clima in bozza dal 2018. Non si possono continuare a rincorrere le emergenze senza una strategia…», come si legge nel Report di Legambiente e tra le città più colpite: Roma dove, dal 2010 al 1° novembre 2021, si sono verificati 56 eventi, 9 solo nell’ultimo anno, di cui ben oltre la metà, 32, riguardano allagamenti a seguito di piogge intense. Altro caso importante è quello di Bari con 41 eventi, principalmente allagamenti da piogge intense (20) e danni da trombe d’aria (18). Milano con 30 eventi totali, dove sono state almeno 20 le esondazioni dei fiumi Seveso e Lambro in questi anni.
La domanda che sorge spontanea è: come può un Paese dove l’81,2 % dei Comuni è a rischio di dissesto idrogeologico, con quasi 6.000.000 di persone che abitano in aree a forte rischio idrogeologico, continuare senza una strategia che dia risposte urgenti e integrate a questi fenomeni climatici?
La risposta è scontata, come la domanda: si e per diverse ragioni, non ultime quelle economiche con 61.500.000 di € spesi tra il 1944 ed il 2012 solo per i danni provocati dagli eventi estremi. Più in dettaglio, Legambiente torna a ribadire l’urgenza di approvare quanto prima il Piano nazionale di adattamento al Clima. Da decenni si continua a spendere un’enorme quantità di risorse economiche per rincorrere i danni provocati da alluvioni, piogge e frane, a fronte di poche risorse spese per la prevenzione. Sono 23 i Paesi UE, con l’aggiunta del Regno Unito, che hanno adottato un piano nazionale o settoriale di adattamento al clima e tra questi ancora non compare l’Italia.

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