FIORE: «Riteniamo che sia necessario rivedere il concetto di “maltempo”, non solo dal punto di vista scientifico, soprattutto, in relazione alla conoscenza e all’educazione ambientale del cittadino!».
FAZZINI: «Basta considerare la situazione idrologica degli ultimi due anni in Italia per farsi una semplice domanda: se c’è il Sole e non piove a lungo, è bel tempo oppure maltempo?».

di Piero Mastroiorio —

Con gli ultimi accadimenti climatici quotidiani, che sembrano aver perso definitivamente le stagioni, non viene difficile pensare come il maltempo sia un concetto tutto da rivedere, come spiega Massimiliano Fazzini, climatologo, coordinatore del team sul Rischio Climatico della SIGEA, Società Italiana di Geologia Ambientale e docente universitario: «Gli effetti della crisi climatica in atto che si manifesta, con differenti passi temporali nell’estremizzazione meteo climatologica oramai sono palpabili da ciascuno di noi ma mentre “in passato” valeva l’identità bel tempo= Sole, maltempo=pioggia o nebbia, oggi tutto sta velocemente cambiando. Basta considerare la situazione idrologica degli ultimi due anni in Italia per farsi una semplice domanda: se c’è il Sole e non piove a lungo, è bel tempo oppure maltempo?

Già da un po’ d’anni, alcuni ricercatori hanno puntualizzato che in determinate condizioni meteorologiche, ad esempio la persistenza dell’anticiclone “Africano” in estate che ha di fatto sostituito il famigerato anticiclone delle “Azzorre”, si verificano temperature così alte da fare elevare in maniera esponenziale il rischio bioclimatologico, specialmente, in un Paese come l’Italia, che vede la sua popolazione invecchiare sempre di più. Se da un punto di vista meramente scientifico, si potrebbe iniziare a quantificare i giorni di maltempo attraverso lo studio degli indicatori climatici esistenti, mediante l’utilizzo del concetto di rarità o eccezionalità statistica di un evento meteoclimatico, dal punto di vista culturale ed educativo ciò è più complesso e richiede tempistiche adeguate.».

«In un periodo nel quale non passa settimana in cui i diversi fenomeni meteorologici sono centrali nei dibattiti comuni e nei notiziari, riteniamo che sia necessario rivedere il concetto di “maltempo”, non solo dal punto di vista scientifico, ma anche e soprattutto in relazione alla conoscenza e all’educazione ambientale del cittadino. Occorre offrire a tutti l’opportunità di conoscere argomenti che possono profondamente condizionare le scelte imprenditoriali, sociali e individuali incandendo in maniera rilevante su benessere e salute.
Occorre approntare cicli di educazione ambientale sin dalla scuola primaria nei quali, per mezzo di adeguati metodi, un bambino possa comprendere che se non piove e fa troppo caldo ci possono essere rischi con effetti sulla produzioni agricole, gli allevamenti, le produzioni industriali e sulla salute», dice Antonello Fiore, geologo, Presidente Nazionale della SIGEA, che conclude, spiegando: «Riteniamo, come SIGEA-APS, che, il consolidamento di una società consapevole e resilienti, attraverso un percorso informativo ed educativo, istituzionale e non, della società tutta, che individua, nell’educazione dei più giovani, l’efficacia delle azioni politiche volte a un miglioramento delle condizioni socio economiche, alla tutela dell’ambiente e del territorio, al benessere diffuso. I bambini, che oggi siedono ai banchi di scuola, stanno ereditando nuovi e complessi assetti ambientali, che necessitano di comportamenti e decisioni supportate da una nuova etica ambientale e che potrà crescere con loro solo se avviata da subito.».

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