Un capolavoro realizzato mediante un laboratorio in situ, avvalendosi di materiale di scarto senza nessun finanziamento pubblico o privato.

di Redazione —

Il Mosaichaos è stato realizzato interamente con materiali di “scarto provenienti da ogni parte d’Italia. Porfidi, cotto, calcari, alabastri, ciottoli, vetri lavorati dal mare, conchiglie, ceramica, specchi, monete, ammoniti, giochi in plastica, componenti hardware, smalti per mosaico, legno, osso, componenti in acciaio sono solo alcune delle materie poste in opera. Ognuna di queste è stata recuperata e trasportata nel Villaggio Quadrimensionale dalle persone che hanno partecipato al progetto.
Materiali, che, recuperati rivolgendosi al proprio marmista di fiducia, passeggiando in riva al mare o tra le vie della propria città, portano con sé un profondo legame con tutto il territorio nazionale e con la vita dei mosaicisti.

Agli scarti, impastati sin dal loro primo incontro di un vissuto esperienziale condiviso fatto di ricerca, emozione, riconoscenza e devozione, si aggiungono anche oggetti che ricordano importanti fasi di passaggio della vita: resti del crollo di una casa distrutta da un terremoto, fedi nuziali, pezzi dell’altare di una chiesa di Carraia, ricordi della degenza in un reparto oncologico, medagliette dell’inizio di un amore, frammenti di un’opera che commemorava la morte di un figlio, elementi messi in opera ripercorrendo percorsi significativi, come segno della possibilità di poterli ri-conoscere, comprendere e rinnovare.
Tutti questi scarti hanno avuto anche il grande merito di rendere l’impresa sostenibile sia da un punto di vista ecologico che economico, atteso che il tutto è stato realizzato senza alcun finanziamento pubblico o privato, ma avvalendosi del contributo volontario di tutte le persone che si sono avvicendate per la sua composizione.

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