I dati pubblicati dalla Banca d’Italia relativi a reddito, risparmio e previsioni di spesa rivelano come tre famiglie su quattro si aspettano un reddito familiare uguale a quello del 2020, il 15% ritiene che diminuirà, poco meno di un terzo delle famiglie dice di essere riuscito ad accantonare qualche risparmio, ma oltre il 68% dice non aver risparmiato nulla. Mentre le Associazioni dei Consumatori dice che la metà delle famiglie non riesce a investire sul futuro e che i dati sono superati.

di Redazione —

La nota “Principali risultati della sesta edizione dell’indagine straordinaria sulle famiglie italiane”, diffusa dalla Banca d’Italia, condotta fra la fine di agosto e l’inizio di settembre, rivela una fotografia a luci e ombre sullo stato delle famiglie in post pandemia, o meglio dopo la fase più acuta della pandemia, che la stessa Banca, così sintetizza: «Rispetto alla rilevazione dalla scorsa primavera le attese delle famiglie sulla situazione economica dell’Italia sono nel complesso migliorate, grazie alle valutazioni sui progressi della campagna vaccinale e sulle prospettive più incoraggianti del quadro epidemiologico. Anche la propensione a spendere nei comparti più colpiti dalla pandemia, tra cui alberghi, bar e ristoranti, è in ripresa. Permane tuttavia ancora cautela nelle prospettive di spesa, soprattutto tra i nuclei meno abbienti.».

L’indagine rivela come le attese sul reddito familiare restano sostanzialmente stabili rispetto alla scorsa primavera: tre nuclei su quattro si aspettano nell’anno in corso entrate analoghe a quelle del 2020; il 15% ritiene che saranno inferiori. Circa un terzo delle famiglie dice di essere riuscito ad accantonare qualche risparmio dell’inizio della pandemia e il 44% delle famiglie ritiene di poter risparmiare nei prossimi 12 mesi. I comportamenti di consumo sono ancora condizionati dall’emergenza sanitaria, ma in “progressivo miglioramento”, dice Bankitalia. È al 71% la percentuale di famiglie che dichiarano di avere ridotto le spese per alberghi, bar e ristoranti nel confronto con il periodo pre-pandemia, ma nelle fasi acute della pandemia questa percentuale era del 90%.

Resta «una certa cautela nelle attese di spesa a tre mesi, in particolare tra le famiglie con maggiori difficoltà economiche e tra quelle che nel mese precedente l’intervista hanno percepito un reddito più basso rispetto a prima della pandemia.». Considerate infatti le spese di alimentari, abbigliamento e calzature, beni e servizi per la casa, nelle previsioni a tre mesi circa il 70% delle famiglie dice che la spesa rimarrà invariata, mentre quasi un quarto, il 24,6%, afferma che diminuirà. Il 46,2% delle famiglie nei prossimi 12 mesi spenderà tutto il reddito annuo senza riuscire a risparmiare nulla, mentre il 9,9% finirà addirittura per indebitarsi: risponde, infatti, che spenderà più del reddito annuo, dovendo liquidare risparmi o indebitandosi.

«In pratica più del 50% delle famiglie, il 56,1% non riesce a investire nel futuro, vivendolo con tranquillità. Solo il 43,8%, infatti, pensa di poter risparmiare qualcosa nei prossimi 12 mesi. In questo contesto l’impennata dell’inflazione, passata in appena 4 mesi dall’1,3% di giugno al 3% di ottobre, quasi due volte e mezzo, +130%, rischia di raffreddare i consumi, rallentando la crescita post lockdown che sta risollevando il Paese. Non per niente, sempre secondo Bankitalia, per il 70,3% delle famiglie la spesa per alimentari, abbigliamento e calzature, beni e servizi per la casa resterà invariata nei prossimi 3 mesi e per il 24,6% addirittura diminuirà. Il che vuol dire che ci sarà un Natale in bianco, gelato sul lato dei consumi, visto che quelle spese sono tipicamente natalizie e solo il 5,1% pensa di aumentarle», è il comento di Massimiliano Dona, presidente dell’UNC, Unione Nazionale Consumatori, ai dati diffusi della Banca d’Italia.

Il CONDACONS ha una visione più pessimistica sui dati di Bankitalia, tanto da far dire al suo presidente, Carlo Rienzi, prevedendo una riduzione dei consumi natalizi, che «L’indagine di Bankitalia sulla propensione alla spesa delle famiglie è superata e inattuale, essendo stata realizzata fra fine agosto e inizio settembre, prima dello scoppio dell’emergenza prezzi e bollette in Italia. La situazione attuale è profondamente diversa e avrà ripercussioni sulla propensione alla spesa degli italiani. Il forte rialzo delle bollette energetiche scattato ad ottobre, l’emergenza materie prime e l’escalation di prezzi al dettaglio e benzina avrà effetti sui consumi degli italiani, che reagiranno alla perdita di potere d’acquisto tagliando proprio la spesa».

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