di Redazione —

Sono entrate in vigore, lo scorso 20 febbraio 2024, una serie di modifiche tariffarie che comportano una serie di aumenti generalmente compresi fra i 10 e i 12 centesimi sul prezzo di vendita delle sigarette, come riportato dal listino dei prezzi pubblicato dall’Agenzia delle Dogane e Monopoli, riportato, anche, sul sito della Federazione Tabaccai.
«Le entrate dello Stato garantite dalle accise sui tabacchi sono passate dai 10,23 miliardi di euro del 2015 ai 15 miliardi di euro stimati per il 2023, con un incremento di 4,77 miliardi di euro (+46,6%)«», riportano i dati del Codacons, per il quale «il rapporto tra consumatori e imposte va riequilibrato: ad oggi è necessario attuare delle misure che siano più incisive al fine di arginare i rincari delle accise.

Questo il presupposto dell’associazione che interviene sui nuovi rincari per le sigarette» e, che, attraverso le parole del suo presidente, Carlo Rienzi, sottolinea: «In linea generale siamo favorevoli all’aumento dei prezzi dei prodotti che danneggiano la salute e mettono a rischio la vita umana, ma intervenire solo sui listini delle sigarette sembra sortire effetti solo sui conti dello Stato e non sulla salute pubblica. Tra il 2015 e il 2022, in base ai dati ufficiali dell’ISS, il numero di fumatori è sceso solo di 1 milione, passando da 11,5 milioni di persone (il 22% della popolazione) a 10,5 milioni (il 20,5% della popolazione). Questo dimostra che, oltre ad intervenire sui prezzi con innegabili vantaggi per le casse statali, serve avviare una battaglia serrata al fumo e alla dipendenza da fumo, con misure davvero efficaci che allontanino i cittadini, soprattutto i giovani, dalle sigarette.».

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