I rincari nel carrello della spesa sono ormai un dato di fatto che riguarda beni di largo consumo, pasta di semola, farina 00, olio di oliva, olio di semi di girasole, zucchero da barbabietola, caffè in polvere, latte a lunga conservazione e passata di pomodoro, non solo, la ricerca di Altroconsumo ha considerato, anche, i prezzi di zucchine e banane, rilevati in ipermercati e supermercati, sui cui pesano crisi economica, scaturita dalla pandemia, impatto del clima sulle materie prima e le tensioni causate dalla guerra in Ucraina.

di Redazione —

Un’indagine di Altroconsumo, su dati IRI, fatta sui rincari nel carrello della spesa relativa ai prezzi a scaffale di dieci tipologie di prodotti, analizzando i prezzi in ipermercati, supermercati e discount di prodotti di largo consumo rivela come rincari nel carrello della spesa alimentare, che vanno avanti dall’inizio della pandemia, i prodotti che sono aumentati di più nell’arco di un mese ci sono la farina 00 con +6,2% e caffè al +4%, ma se si guarda al confronto con un anno fa, è chiaro quanto alcuni rincari seguano una scia iniziata da tempo. Nel 2021 un chilo di pasta costava 1,30 €, ora si pagano 1,52 €. L’olio di semi di girasole, che risente più di altri settori della guerra in Ucraina, era già in aumento, ma, nell’ultimo anno è rincarato del 43%. I rincari nel carrello della spesa non salvano un prodotto nazionale come le zucchine aumentate, in anno, del +16% e non risparmiano l’olio extravergine a +11%) e lo zucchero a +7,4%.

«L’aumento del prezzo dei prodotti alimentari è un fatto ormai appurato nel mercato. Questa situazione che si sta delineando sugli scaffali italiani è figlia di molteplici componenti, tra le quali la crisi economica generata dalla pandemia e la difficoltà nel reperimento di alcune materie prime dovute ad eventi climatici particolari e raccolti non soddisfacenti. Il tutto ulteriormente aggravato dal conflitto in Ucraina, che impatta negativamente sul prezzo dei prodotti di prima necessità nei supermercati», evidenzia Altroconsumo, che attraverso il suo Responsabile Relazioni Esterne, Federico Cavallo, commenta: «La guerra in Ucraina ha sicuramente impattato, ma, come emerge chiaramente dalla nostra analisi, gli aumenti sono stati registrati già da prima e gli effetti sono più incisivi rispetto a quelli che giustificherebbe il solo conflitto. Per questa ragione, auspichiamo che vi sia massima vigilanza da parte delle Autorità per evitare fenomeni speculativi, già sotto osservazione anche in altri ambiti.». Resta, comunque, da rispondere alla domanda che si leva da più parti: quali sono i rincari nel carrello della spesa?
L’olio di semi di girasole è uno dei prodotti che più risente delle conseguenze della guerra: il prezzo tra febbraio e marzo 2022 è aumentato del 15%. La Russia esporta a livello globale circa il 15% dei semi di girasole e il 19% dell’olio greggio di girasole. L’Ucraina esporta il 50% di semi di girasole ed il 47% dell’olio (fonte ISMEA), ma i prezzi stavano crescendo già prima della guerra, come evidenzia Altroconsumo: «Per tutto il 2021 i prezzi medi dell’olio di girasole sono stati più alti rispetto all’anno precedente e tra dicembre 2021 e dicembre 2020 il prezzo dell’olio di girasole era già aumentato del 28%.».

Farina e pasta hanno prezzi in aumento: a marzo 2022 il prezzo della farina 00 è tornato a salire, dopo una leggera flessione di -0,7% tra gennaio e febbraio 2022, con un aumento di +6,2% in un mese, dovuto alle tensioni sui mercati internazionali di riferimento per il grano tenero. Il prezzo della pasta di semola corre invece già dalla scorsa estate. Sugli aumenti pesa anche l’aumento dei costi del frumento duro, rincaro causato dai cattivi raccolti canadesi della scorsa stagione e aggravato dalle difficoltà del settore trasporti e dagli aumenti dei costi dell’energia. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: un piatto di pasta è diventato più caro. “Un chilo di pasta costava 1,30 € a marzo 2021 contro 1,52 € di oggi, il 17% in più. Nel mese di marzo 2022 il prezzo è ancora in crescita, +1,6%”, come evidenzia Altroconsumo.

Nel carrello della spesa alimentare pesano anche altri rincari, infatti, nell’ultimo mese è aumentato anche il caffè, +4%, che prima era stabile, come lo è il prezzo del latte a lunga conservazione, mentre il prezzo dell’olio extravergine di oliva, che risente più delle strategie delle catene distributive che dei costi alla produzione, era aumentato del 9% in un anno a febbraio scorso, confronto tra febbraio 2022 e febbraio 2021, ora ha subito un aumento dell’11% in un anno. Lo zucchero segnala rincari del 7,4%.
Un po’ più stabili i prezzi della passata di pomodoro, che a marzo 2021 costava in media 1,27 € al chilo, oggi costa 1,30 €, ma questa è diventata più costosa a partire dall’inizio della pandemia. L’aumento del prezzo confrontato con il 2020, infatti, è stato del 7%, mentre rispetto a marzo 2019 l’aumento raggiunge il 14%. Stabile, anche, il prezzo delle banane, mentre rincara quello delle zucchine, prodotto a produzione prevalentemente nazionale, che, dalla fine del 2021, è aumentato in ipermercati e supermercati, tanto che un chilo di zucchine costava a marzo dello scorso anno 2,01 € ed oggi costa 2,34 €, 0,33 € in più.

«In definitiva, i consumatori si trovano oggi a fronteggiare una vera e propria “tempesta perfetta”, nella quale rincari su energia, carburanti e alimentari si sommano e finiscono per impattare gravemente specie sulle fasce a medio e basso reddito, già impoverite nell’ultimo anno. Per questo chiediamo alle Istituzioni il massimo impegno per fronteggiare questa situazione e, soprattutto, i suoi possibili effetti in termini di povertà energetica ed alimentare. Nel concreto, crediamo che di fronte a una simile emergenza vadano rifinanziati con risorse aggiuntive i “bonus spesa” per le fasce più bisognose e venga estesa la platea dei beneficiari, alzando la soglia ISEE a 20.000 euro, assicurandosi, peraltro, che il meccanismo di erogazione sia efficace nel garantire questo importante supporto alle persone», conclude Federico Cavallo.

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