PORTUALI TRIESTE: «Di fronte al fatto che i sindacati tradizionali non facevano nulla contro una misura gravissima, i lavoratori di Trieste e di tutta Italia hanno individuato nei portuali triestini un punto di riferimento, arrivando a migliaia al varco 4° del porto per solidarizzare con loro. Nessuno se lo aspettava e nessuno era preparato a una cosa del genere. Siamo commossi e grati a tutti perla solidarietà ed il sostegno. Quello che però abbiamo provato a chiedere e stato che tutte quelle persone si organizzassero per lottare, come i portuali, nelle loro aziende e località di provenienza. Perché non era possibile che i portuali triestini – e tanto meno il CLPT – si assumessero il carico di “salvare” milioni di lavoratori.».

di Piero Mastroiorio —

In attesa di conoscere le decisioni del governo che dovevano arrivare, martedì, poi, trasferite a oggi, giovedì, non ancora arrivate, il Coordinamento 15 ottobre, in merito alla costituzione del gruppo “La gente come noi – FVG“, annunciato ieri in un comunicato stampa, precisa che, come chiarito in una nota stampa questa mattina da Stefano Puzzer, «non vi è stata alcuna rottura con il Coordinamento, ma soltanto la necessità di creare un NUOVO ASSETTO ed una diversa sinergia, più efficace, tra competenze diverse, che hanno modalità organizzative e peculiarità comunicative differenti. Lo scopo è quello di soddisfare al meglio le esigenze sopravvenute. Quindi, “nessuna spaccatura o astio, ma solamente due modi diversi di collaborare insieme e di arrivare all’obiettivo, che rimane comune”».

le dimissioni di Stefano Puzzer

Per quanto riguarda la confusione venutasi a creare in questi giorni rendiamo noto un comunicato stampa datato 26 ottobre 202, del CLPT, Coordinamento Lavoratori Portuali Trieste, che pubblico senza nessun commento, perchè esaustivo di suo, in cui si legge: «Molto è stato scritto e detto in questi giorni sullo sciopero contro il Green pass per lavorare ed il CLPT.
ll CLPT si e schierato da subito contro l’obbligo del Green pass per lavorare. Lo ha fatto già all’inizio di agosto, quando una azienda triestina di shipping ha imposto – senza che fosse nemmeno ancora legge – a tutti i dipendenti di avere il Green pass per poter lavorare.
Il CILPT lo ha fatto perché si tratta di una misura discriminatoria nei confronti di una parte di quegli stessi lavoratori che dall’inizio della pandemia hanno garantito che nel Porto di Trieste i traffici raggiungessero cifre record, con misure a tutela della loro salute che, a parte qualche caso, erano inesistenti o quasi. Certo, AdSPMAO si è impegnata nel reperimento e distribuzione di mascherine e gel e ci sono stati esempi positivi di aziende che hanno preso misure serie, ma per il resto la regola è stata l’indifferenza o l’assunzione di misure che dessero l’idea che si faceva qualcosa e basta.
ll CLPT ha iniziato a scrivere di queste cose a tutte le autorità immaginabili dall’inizio di marzo 2020. Senza risultati.
Dopo che per due anni la pandemia e la tutela della salute dei lavoratori sono state gestite in questo modo il governo ha imposto ai lavoratori che non si sono vaccinati o che non si sono beccati il virus, di pagare 15€ di tampone ogni due giorni (che significa circa 225€ al mese) per poter continuare a lavorare!
Come definire una misura del genere se non criminale, ricattatoria, caporalato di Stato?
Una misura che non noi, ma il Segretario Generale di AdSPMAO, ha definito una “misura amministrativa e NON sanitaria”.

Perche è chiaro che nel decreto Green pass non c’è nulla di sanitario: perchè se si volesse veramente tutelare la salute si dovrebbero applicare misure di tutela e prevenzione serie, a partire dal sottopone a tampone TUTTl coloro che entrano in porto, vaccinati (che oggi sappiamo possono contrarre la malattia e trasmetterla) e non vaccinati, e non solo i dipendenti delle aziende portuali. ll Green pass è inoltre solo un favore alle aziende, perché toglie loro la responsabilità ed i costi per garantire la sicurezza dei luoghi di lavoro (che e un loro obbligo di legge), e li scarica sul lavoratori, fino a costringerne una parte a PAGARE PER POTER LAVORARE.
Dopo gli incontri con l’AdSPMAO e la Prefettura è giunta la disponibilità di UNA PARTE delle aziende portuali a garantire tamponi gratuiti per i lavoratori non vaccinati. Pur apprezzando l’iniziativa di queste aziende, la cosa ha solo creato una nuova discriminazione, che non aveva alcuna giustificazione, tra gli stessi lavoratori portuali e tra una parte dei portuali e tutti gli altri lavoratori: tra quelli che avevano i tamponi gratis e tutti gli altri. Tra i quali sono tantissimi i precari, che dovrebbero spendere molta parte delle poche centinaia di € che guadagnano in tamponi.
Ben presto e risultato chiara anche un’altra cosa: ben pochi avrebbero potuto fare i tamponi per tempo, pagati dalle aziende o meno. Quindi molti lavoratori sarebbero dovuti restare a casa. Senza paga, per settimane, senza alcuna colpa.
Visto tutto questo la valutazione è stata che il decreto Green pass non solo era un abominio, ma anche inapplicabile. La cosa più ragionevole da fare era quindi quella di ritirarlo. Abbiamo anche proposto che l’entrata in vigore del Green pass venisse dilazionata, per dare a tutti il tempo di pensarci meglio. Senza alcuna risposta.
ll CLPT ha perciò fatto quello che qualsiasi sindacato degno di questo nome avrebbe fatto: ha convocato una assemblea dei portuali per sentire cosa ne pensassero i lavoratori. Vaccinati e non vaccinati. La risposta e stata unanime: e una cosa inaccettabile contro la quale bisognava scendere in lotta. Perciò abbiamo aderito prima agli scioperi indetti separatamente da varie sigle sindacali di base l’11 ottobre e a TUTTI gli scioperi indetti separatamente dal 15 al 20 ottobre da FlSl, Confsafi nonché da AL Cobas e Sindacato Operaio Autoorganizzato. Anche se in realtà lo sciopero nemmeno serviva: bastava applicare il decreto Green pass, non esibendo il certificato all’arrivo al lavoro e il risultato sarebbe stato lo stesso.
Il tutto nel silenzio, quando non con l’aperta ostilità, delle maggiori organizzazioni sindacali, che con i mezzi che hanno avrebbero potuto e dovuto fare molto meglio quello che noi abbiamo cercato di fare con i limitati mezzi e capacità che abbiamo.
Lo sciopero ha avuto una altissima adesione, tanto che durante lo sciopero alcune aziende portuali hanno fatto lavorare anche lavoratori SENZA Green pass. Sappiamo che questa pratica continua e che molte aziende hanno grosse difficoltà sia perché non riescono a reperire i tamponi e sia perché sono tanti i lavoratori che hanno deciso di non accettare il ricatto Green pass.
Di fronte al fatto che i sindacati tradizionali non facevano nulla contro una misura gravissima, i lavoratori di Trieste e di tutta Italia hanno individuato nei portuali triestini un punto di riferimento, arrivando a migliaia al varco 4° del porto per solidarizzare con loro.
Nessuno se lo aspettava e nessuno era preparato a una cosa del genere. Siamo commossi e grati a tutti perla solidarietà ed il sostegno.

l’originale del comunicato riprodotto integralmente

Quello che però abbiamo provato a chiedere e stato che tutte quelle persone si organizzassero per lottare, come i portuali, nelle loro aziende e località di provenienza. Perché non era possibile che i portuali triestini – e tanto meno il CLPT – si assumessero il carico di “salvare” milioni di lavoratori.
Avremmo voluto che si arrivasse a un coordinamento con altri gruppi di lavoratori (con cui siamo nel frattempo entrati in contatto] per fare fronte comune, concordando tempi e forme della lotta. Non è stato possibile perché qualcuno – a Trieste e altrove – ha voluto ad ogni costo concentrare tutto sul porto di Trieste e sui portuali. Una scelta per noi sbagliata. Perché o questa lotta si diffonde e generalizza in tutti i posti di lavoro, o è destinata a finire in un vicolo cieco.
Nonostante questo i nostri iscritti sono rimasti al presidio fino al suo infame sgombero e lo sciopero è continuato. Abbiamo però deciso che per ii momento non era il caso di stare in coordinamenti e cose del genere e di concentrare la nostra attività sul contrasto al Green pass a livello sindacale nei porti di Trieste e Monfalcone.
Il CLPT non ha perciò cambiato idea sul Green pass per lavorare. Ringrazia tutti i lavoratori portuali che hanno dimostrato cosa significhi la parola solidarietà rifiutando di farsi dividere tra vaccinati e non vaccinati. Hanno capito che tutte le vertenze salariali e di altro tipo non avevano alcun valore se veniva messo in discussione il diritto al lavoro.
Hanno capito che se passava questa infame misura tanto più facilmente ne avrebbero fatte passare altre, compresa l’autoproduzione (per la quale il Green pass può essere un’ottima scusa: “non ci sono abbastanza portuali con Green pass per fare le operazioni, allora ci tocca farle fare ai marittimi”.
Altri – media, aziende, politicanti – stanno invece tentando di mettere vaccinati contro non vaccinati, di scatenare la guerra tra poveri.
A costoro diciamo che devono vergognarsi.
Alle aziende portuali che volessero giustificare il taglio di premi di fine anno o il rifiuto di aumenti salariali con l’argomento che hanno dovuto spendere di tasca loro per pagare i tamponi ai dipendenti diciamo: i maggiori costi non li hanno creati i lavoratori, ma il governo con il suo decreto. Si rivolgano perciò a Confindustria, il maggiore e più testardo sostenitore del Green pass per lavorare, e al Govemo. Possibilmente convincendoli a ragionare, perché prima il decreto Green pass viene ritirato, prima verrà tolto un peso a tutti, lavoratori e aziende.
Non cerchino di scaricare la cosa sui lavoratori. Che hanno sempre fatto il loro dovere e mai hanno chiesto l’introduzione del Green pass

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