Mentre, il CNDDU, invita a strutturare percorsi didattici nelle scuole di ogni ordine e grado, per la Giornata mondiale della Terra, il cui slogan è “Invest in our Planet”, l’Earth Day, sulla sua pagina ufficiale, dà alcuni consigli per agire anche a livello di consumatori, fra cui, abbandonare la fast fashion e puntare alla moda sostenibile.

di Piero Mastroiorio —

«Questo è il momento di cambiare tutto: il clima del business, il clima politico e il modo in cui agiamo sul clima. Ora è il momento del coraggio inarrestabile di preservare e proteggere la nostra salute, le nostre famiglie e i nostri mezzi di sussistenza. Per la Giornata della Terra 2022, dobbiamo agire (coraggiosamente), innovare (ampiamente) e attuare (equamente)», è quanto si legge sul sito ufficiale dell’Earth Day 2022, che auspica un impegno capace di coinvolgere tutti, imprese governi e cittadini, tutti responsabili.

La Giornata della terra, istituita dalle Nazioni Unite con risoluzione A/RES/63/278 del 22 aprile del 2009, richiama l’attenzione sulle diverse azioni che anche i cittadini possono mettere in pratica, dalla lotta ai rifiuti alla scelta di una moda per la terra, ovvero di una moda sostenibile, alla necessità di avere cittadini consapevoli della crisi climatica.
L’Earth Day di quest’anno è occasione, per partecipare alla Global Cleanup campaign, una campagna mondiale per rimuovere miliardi di rifiuti da quartieri, spiagge, fiumi, laghi, sentieri e parchi, riducendo i rifiuti e l’inquinamento da plastica, migliorando gli habitat e prevenendo danni alla fauna selvatica e agli esseri umani, nonché, chiamare all’alfabetizzazione climatica, alla creazione di una generazione di cittadini pronti al cambiamento climatico, informati e consapevoli, e con essi la creazione di una  “comprensione pubblica” su come fermare la crisi climatica.

La Giornata della Terra è, anche, occasione per scegliere una moda per la terra: abbandonare i modelli di fast fashion, la moda veloce, e scegliere la moda sostenibile, come si legge sulla pagina ufficiale dell’Earth Day 2022: «L’industria della moda è responsabile di oltre l’8% delle emissioni totali di gas serra. La moda sostenibile si riferisce a una filiera di abbigliamento ecologicamente e socialmente responsabile.».
L’industria della fast fashion ha completamente rivoluzionato il settore della moda, ma non in meglio, ricorda la pagina dedicata a questo particolare campo, che rientra fra l’altro nel pacchetto dell’economia circolare della stessa Commissione europea: «Dietro ogni capo di abbigliamento nel negozio, c’è un’industria distruttiva che spoglia la Terra delle sue risorse limitate e pone un tributo devastante sulla forza lavoro che lavora nelle fabbriche di abbigliamento. Enormi quantità di rifiuti caratterizzano questo settore, poiché ogni anno inviamo circa 40 milioni di tonnellate di tessuti alle discariche o all’incenerimento.».

I numeri di questo settore sono impressionanti: l’industria della moda produce 100.000.000.000 di capi all’anno, per 7.000.000.000 di persone sulla Terra. L’impronta idrica dei vestiti è grande: servono quasi 3.000 litri di acqua per fare una t-shirt di cotone e 3.781 litri di acqua per realizzare un paio di jeans.
L’industria della moda, che contribuisce alle forme moderne di sfruttamento lavorativo e di “moderna schiavitù”, con il prezzo dell’abbigliamento a buon mercato della fast fashion pagato dai lavoratori dell’industria tessile, è fonte di inquinamento dell’acqua e delle comunità locali per le sostanze chimiche, tossiche e i coloranti usati. «La coltivazione del cotone consuma più pesticidi di qualsiasi altra coltura e la pesante irrigazione necessaria porta questi pesticidi nei fiumi e nelle falde acquifere circostanti», contaminando terra acqua e cibo. Il 60% di tutti gli indumenti è costituito da fibre sintetiche come il poliestere, un derivato del petrolio che contiene alti livelli di microplastiche. Il lavaggio degli indumenti sintetici rilascia microplastica e contribuisce al 35% di tutto l’inquinamento da microplastica oceanica.

Sul versante moda, cosa possiamo fare, come consumatori?

In primis cambiare i comportamenti di acquisto e consumo e la lista dei suggerimenti prevede quello di informarsi sull’abbigliamento sostenibile, di acquistare di meno e comprare qualità invece di quantità. Meglio se scelgono materiali naturali, come cotone biologico, lino o canapa e tessuti interamente riciclati, poliestere riciclato al 100%. I consumatori possono scegliere marchi etici e brand locali, attuando una serie di comportamenti, che puntano all’economia circolare, come quello di acquistare abiti di seconda mano, scambiare i vestiti attraverso gruppi di scambio e riparare gli abiti.

Per la Giornata della Terra 2022 il CNDDU, Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani, invita a strutturare percorsi didattici nelle scuole di ogni ordine e grado dal titolo “SmilingPlanetbyNow” orientati alla conoscenza del proprio territorio in relazione all’eventuale adozione di misure ecosostenibili, documentando possibili abusi nello smaltimento dei rifiuti cittadini, e segnalando produzioni agricole caratterizzate da una corretta gestione di luoghi, mezzi e normativa vigente e, come dice il suo presidente, Romano Pesavento intende «sottoporre all’attenzione di tutta la comunità educativa il rispetto non solo dell’ecumene, ma dell’intero pianeta, da intendersi come un unico organismo vivente, pulsante, capace di rigenerarsi soltanto se protetto.

Oggi le sfide per garantire l’equilibrio armonico della Terra sono sicuramente più impegnative, perché l’immenso sviluppo tecnologico degli ultimi decenni ha comportato trasformazioni ambientali quasi irreversibili, tendenzialmente negative per la sopravvivenza di molte specie e dell’uomo stesso. Tuttavia lo stesso progresso consente impiegato in maniera appropriata di trovare rimedi ai danni arrecati al nostro habitat. Adesso si parla di agricoltura biologica, ‘farm to fork’, zootecnia ecocompatibile, lotta al cambiamento climatico, sicurezza alimentare, transizione ecologica, divulgazione di nuovi contenuti in materia di consapevolezza ambientale.
I giovani hanno contribuito spesso nella promozione di messaggi improntati alla ‘green economy’ e alla tutela delle risorse naturali, Vanessa Nakate, Greta Thunberg, Felix Finkbeiner, suscitado interesse e volontà di emulazione tra i propri coetanei uniti in movimenti intercontinentali, organizzati finalizzati al raggiungimento dei seguenti obiettivi della XXVI Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP26) di Glasgow: accelerare il processo di fuoriuscita dal carbone; ridurre la deforestazione; accelerare la transizione verso i veicoli elettrici; incoraggiare gli investimenti nelle rinnovabili.».

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