FITTO: «L’auspicio è che non ci siano i soliti toni trionfalistici, ma un impegno per accelerare la spesa della vecchia programmazione, una rapida approvazione dell’accordo e, soprattutto, si eviti, ancora una volta, che le lentezze e criticità del nostro sistema si scarichino sui cittadini e imprese, soprattutto, del Sud…».

di Redazione —

«Le indiscrezioni giornalistiche degli ultimi giorni ci dicono che è prossima l’approvazione da parte della Commissione dell’Accordo di Partenariato per la politica di coesione 2021-2027, ma al momento si tratta solo di rumors che non trovano conferma ufficiale.

Per questo ho presentato un’interrogazione scritta prioritaria alla Commissione Europea per chiedere qual è lo stato delle negoziazioni, i principali punti sui quali non vi è ancora accordo e quali sono le principali cause di ritardo, anzi del clamoroso ritardo»,  sono le parole di preoccupazione dell’on. Raffaele Fitto, co-presidente del gruppo europei dei Conservatori Europei, con le quali si apre la nota inviata alla stampa, in cui precisa: «Infatti, siamo a giugno 2022 e non solo non è stato speso un solo Euro della programmazione 2021-2027, ma siamo ancora in fase di definizione dei programmi nazionali e regionali e tutto ciò richiederà ulteriore tempo rispetto all’avvio concreto degli interventi e delle misure.

Tutto questo mentre, nonostante i proclami del governo nelle scorse settimane, Bruxelles sottolinea che entro la fine del 2023 dovranno essere spesi ancora 32.000.000.000, quasi la metà, della programmazione 2014-2020, che altrimenti sono a forte rischio disimpegno. Tale criticità assume maggiore rilievo se consideriamo che le politiche di coesione hanno finanziato l’emergenza COVID e di recente anche la crisi economica connessa alla guerra in Ucraina.
L’auspicio è che nelle prossime settimane non ci siano i soliti toni trionfalistici, ma un impegno per accelerare la spesa della vecchia programmazione, una rapida approvazione dell’accordo da parte della Commissione Europea e, soprattutto, si eviti, ancora una volta, che le lentezze e criticità del nostro sistema, che potrebbero acuirsi a causa anche dell’attuazione del PNRR, si scarichino sui cittadini e imprese, soprattutto, del Sud, atteso che gli interventi per la coesione sono prevalenti soprattutto nel Mezzogiorno.».

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